Parrocchiale Pieve

Abbiamo a nostra disposizione una catena di documenti che dimostrano come dall’inizio del XV secolo in poi esisteva in Lumezzane una Chiesa Parrocchiale Plebana sotto il titolo della Beata Vergine Maria e poi detta di S.Giovanni Battista.

Paolo Guerrini scrive: “La Valtrompia aveva tre pievi, Concesio, Inzino e Bovegno, onde il nome di Vallis Trium plebium” probabile etimo di Trompia.  La Pieve della valletta di Lumezzane è formazione più recente e si staccò dalla pieve centrale di Inzino che comprendeva il territorio di Pregno e Brozzo con le vallette laterali di Gombio e Lodrino”

Caratteristica costruzione di questa parrocchia  è la presenza di un edificio isolato a pianta centrale ottagonale e vicinissimo alla Chiesa detto battistero. L’ambiente è costituito da due parti ben distinte: il sotterraneo e la grande cappella superiore al normale livello della strada.

L’unico battistero di Lumezzane era quindi alla Pieve, ivi furono battezzati tutti i lumezzanesi fino a quando vennero costituiti i battisteri parrocchiali subalterni di S.Apollonio e S.Sebastiano. Ma anche dopo la erezione di questi battisteri minori, il clero di S.Apollonio e S.Sebastiano  era obbligato a intervenire alla Pieve nel Sabato Santo per le funzioni battesimali di quel giorno, per ricevere dall’Arciprete pievano  gli Olii Santi e l’acqua cresimale….

La chiesa parrocchiale è dotata di un organo, costruito da Diego Porro nel 1897, di arte ammirevole, sia che si consideri nel suo aspetto esterno che come opera di scultura, sia che si guardi alla sostanza dello strumento.

Sulla torre merlata che sta presso la Chiesa già nel XVII secolo esisteva un orologio, il quale con il suo lento battere annunziava al popolo di Dio il decorrere del tempo e il concerto di campane indicava a tutti i fedeli gli avvenimenti tristi e lieti della comunità.

Risulta che già nell’anno 1676 si celebravano le Quarant’Ore con grande solennità, tradizione che non si è mai interrotta e viene ancora oggi celebrata nei tre giorni che precedono l’inizio della quaresima.

  La Tradizione, come già dice il lemma, indica l’atto del tradere, del trasmettere. Ma il trasmettere non sarebbe vero senza aver anzitutto ricevuto la verità trasmessa; verità che, non è un concetto, ma l’unità di ortodossia e ortoprassi; verità che è una Persona, Gesù Cristo.

  Afferma S. Paolo ai Corinzi (1Cor 15,3-5): «Vi ho trasmesso quello che a mia volta ho ricevuto…». Questo implica che il tramandare richiede il ricevere da Cristo, dagli Apostoli, e poi dai loro successori, in una continuità ininterrotta che costituisce propriamente la Tradizione della Chiesa.

  E la nostra comunità cristiana fedele all’insegnamento di S.Paolo, in ogni frazione, continua la tradizione ricevuta festeggiando la memoria liturgica del Santo alla quale è affidata, con momenti di festa e di aggregazione.

  La Tradizione, si riceve solo nella Chiesa e al contempo costituisce la Chiesa come luogo del suo deposito e della sua fedele trasmissione.  La festa patronale, il 24 giugno, diventa un momento forte di preghiera, riflessione, eventi e festa di tutta la comunità che ricorda le sue origini  e il suo fondamento.

La festa del patrono è legata all’identità territoriale, al senso di appartenenza, alla percezione di far parte di una comunità del noi. Questo ancorarsi al passato è un modo di comunicare ai giovani la nostra fede e aiutarli a maturare una precisa consapevolezza dell’identità cristiana.