Dopo aver organizzato e    puntualmente dovuto rimandare per vari motivi questa salita, quest’anno finalmente ci siamo riusciti. Deciso il fine settimana e le modalità di salita, al momento di partire, siamo in cinque Davide, Giovanni, Claudio, Beppe ed io. Forse il dover passare la notte  rigorosamente all’aperto, nonostante il bivacco Festa non molto distante, ha scoraggiato qualcuno. Così il sabato pomeriggio partiamo per la valle che s’ inoltra oltre gli abitati di Rino e Garda da dove prevediamo di rientrare. 
Lasciata un’auto al Pont del Guat, con l’ altra ci dirigiamo verso Edolo dove ci fermiamo per una pizza. Una volta sazi, seguendo la strada che porta al monte Colmo, raggiungiamo il parcheggio da dove inizia il sentiero per la val Gallinera. Ci inoltriamo nella valle e preso il canalone pietroso riusciamo a raggiungere la zona dove inizia la neve, prima che faccia buio. Con il bivacco Festa poco lontano sulla cresta, la preparazione della sistemazione per la notte sulle pietre viene effettuata con rassegnato silenzio. Ci consoliamo con il pensiero che al risveglio potremo mettere subito i ramponi ed avremo circa un’ora in meno di cammino da fare. 
Sveglia alle 4.00 e, dopo una veloce colazione, partiamo. La neve dura ci facilita la progressione, passiamo a sinistra lo sperone di roccia che divide il canalone e, raggiunta la base della lingua di ghiaccio, ci leghiamo dividendoci in due cordate. Guardiamo all’ indietro il tratto appena percorso, non si vede nessuno nemmeno nel canalone, oggi siamo i soli a salire da qui .
Decidiamo di salire la parte destra più ripida, circa 65°, più lunga ma con la superficie più regolare. Durante la salita, ogni tanto, si sentono dei tonfi sordi provenire dal ghiaccio che ci rendono inquieti. Velocizziamo il più possibile la salita e dopo cinque tiri giungiamo in una zona meno ripida, ci sleghiamo, passiamo la crepaccia terminale ed affrontiamo l’ ultimo pendio nevoso che ci porta ad una sella dove ci fermiamo a riposare.
Il tratto di cresta che ci rimane da affrontare è tutto uno sfasciume; facendo molta attenzione la percorriamo prima stando a sinistra e poi a destra fino alla cima. 
Nella conca del Baitone inizia ad addensarsi la nebbia che non ci permette di vedere la zona dei laghi e quindi individuare il rientro. Decidiamo di partire, subito individuiamo un    ometto che ci indica la direzione per scendere. 
Seguendo gli   ometti raggiungiamo i pendii nevosi senza grosse difficoltà, ogni tanto la nebbia si dirada e ci permette di vedere la direzione da prendere finchè non   vediamo il rifugio Tonolini. Adesso possiamo davvero rilassarci e toglierci  per un po’    dalle spalle gli zaini diventati improvvisamente davvero pesanti. Ci rifocilliamo, ci scambiamo qualche impressione sulla salita e anche se ci aspetta ancora un bel pezzo di sentiero prima di arrivare alla macchina ci sembra di essere già arrivati.

11