La tenue luce lunare ci accompagna nella nostra marcia, ancora pochi minuti e saremo arrivati. Entriamo nel bivacco e lo troviamo inaspettatamente pieno in ogni ordine di posto. Requisita qualche coperta ci sistemiamo mestamente in terra e ci prepariamo ad una fredda notte. Tiriamo avanti fino alle 4.30; quando molti si alzano noi ci tuffiamo ad occupare i posti liberi e riusciamo a scaldarci un po’. 
Alle 7.30 ci alziamo e ci scambiamo a caldo le impressioni sulla gelida notte. Il sole illumina gia il Rifugio Pizzini e come due lucertole io e Davide ci rinfranchiamo un po’. Dopo mezz’ora arriva il resto della compagnia. Sci a spalle Carlo e Claudio ci raggiungono e dopo una breve sosta partiamo Passato qualche dosso arriviamo alla rampa a sinistra del roccione che divide in due il ghiacciaio e qui la massa del Gran Zebrù si fa davvero opprimente e maestosa. 
In cima si vede bene la croce, la nostra meta. Fatta la rampa siamo all’inizio del collo di bottiglia e qui vediamo i primi sci abbandonati. Io li tolgo, li metto a spalle, ramponi e picca e via, si sale. La pendenza non è eccessiva, solo nella strettoia finale c’è un’impennata fino all’uscita sulla spalla a 450mt. Da qui sono sicuro di poter scendere perché col mio cane c’ero stato 10 giorni prima. Ora inizia il pendio finale molto largo e regolare, 100 mt. Più in alto altri sci in attesa del padrone. 
Mi chiedo se non pecco in presunzione volendo portarli in cima  ma comunque la decisione l’avevo gia presa giorni prima, ai piedi o in spalla voglio scendere dalla vetta con loro. La giornata è magnifica, il cielo è blu intenso e il sole di fine maggio scalda parecchio, il panorama è costellato di cime innevate fino all’orizzonte. Terminato il pendio, inizia la rampa finale, il tratto più ripido della salita con 45° o più di pendenza. Sono 100 metri ma pensare di farli con gli sci mi lascia un po’ perplesso, per di più  qui la neve è proprio brutta: uno strato di neve bagnata rende il pendio molto scivoloso ed instabile. 
Vedendo poi il traverso finale perdo ogni speranza di poter scendere dalla vetta. Molto stanchi ma felici arriviamo in cima; strette di mano e pacche sulle spalle, ci scambiamo i complimenti e osserviamo il panorama stupendo che da qui spazia a nord sul vicino Ortles e le vette che circondano Solda. Siamo soli, le altre comitive sono scese da un pezzo e anche questo contribuisce a rendere la giornata ancora più bella. Purtroppo Carlo con dispiacere suo e nostro si è dovuto fermare 200mt sotto per crampi e non ha potuto condividere con noi la vetta, ma ci torneremo ancora sicuramente. Adesso viene il bello. Senza pensarci mi ritrovo con gli sci ai piedi, un bel respiro e via. 
Seguo Claudio, averlo davanti mi dà molta sicurezza. Il traverso richiede molta attenzione ma lo supero brillantemente, passiamo sopra il pendio segnato dalle molte discese ma non le seguiamo e decidiamo di fare la strada fatta in  salita. Mio Dio 45° con gli sci sono davvero tanti per me, la neve poi è schifosa. Dopo due curve decidiamo di derapare più a sinistra e qui inaspettatamente la neve migliora e iniziamo a sciare magnificamente. Felici come pasque raggiungiamo Carlo e Davide appena arrivato e scendiamo. 
La parete è ancora ripida ma il brutto ormai l’ho passato più in alto e scio tranquillo con qualche urletto di gioia. Il collo di bottiglia poi è entusiasmante, giunto sul ghiacciaio mi faccio i complimenti e sorrido dentro di me. Sosta di 10 minuti e via sciando tutti insieme su dolci pendii e neve bellissima, sotto un sole caldo arriviamo al Pizzini. Soddisfatti ci scambiamo i complimenti e le impressioni sull’ennesima giornata da ricordare, passata tra i monti che ci affascinano sempre in modo immutabile. 
Un grande saluto a Davide e Carlo e un ringraziamento a Claudio che con la sua rassicurante compagnia nel tratto più difficile della discesa mi ha permesso di realizzare, da modesto sciatore, un grande sogno. Grazie a tutti e tre. Ciao.
                                            
						 Giovanni

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