L’obiettivo principale di un alpinista è quello di raggiungere vette importanti, come Adamello, Presanella, ma dopo un po’ nasce il desiderio di salire cime non così conosciute, molte volte all’ombra delle prime, ma non così affollate, dove quasi sempre si è gli unici dopo molto tempo a calcarne la cima.   Allora scatta la ricerca su  libri e  guide e la salita alla Cima Denza di 3160 metri è nata proprio con questo spirito. 
Una bellissima salita abbastanza faticosa con una discesa che si rivelerà particolarmente tecnica. Già dalla Statale del Tonale la si vede benissimo un po’ a sinistra della grandiosa parete nord della Presanella. Un lungo canale nevoso sale da nord dritto in cima con una strettoia a metà a mo’ di clessidra con dislivello di 700 metri. 
A mano a mano che si sale verso il rifugio Denza il canale sfila a lato e giunti a destinazione sparisce del tutto. È giugno, il rifugio è ancora chiuso, ci sistemiamo nel bivacco e lo troviamo animato da molti alpinisti, ma niente paura perché siamo sicuri che la loro meta non sarà certo la Cima Denza. Sistemate le cose usciamo e studiamo l’avvicinamento alla via; sembra sia possibile l’attacco diretto alla nord attraverso un’insenatura rocciosa; ma per raggiungere l’attacco occorre infilare un canale roccioso che speriamo praticabile. 
La discesa è invece su roccette, un ripido canale nevoso ed un innocuo ghiacciaio (innocuo mah). Visitiamo la chiesetta e la troviamo occupata da due sacrileghi che l’hanno scambiata per il loro dormitorio con l’altare come cucina: roba da matti! Ci ritiriamo col cielo che si rannuvola e ci preoccupiamo non poco. 
Dormiamo molto bene; alle prime luci partiamo con il cielo ancora nuvoloso, abbiamo deciso di andare almeno all’attacco. Non siamo molto allegri perché tutti e due abbiamo molta voglia di montagna e rinunciare non è mai bello, ma prima di tutto la sicurezza. Mentre ci avviciniamo al canale roccioso miracolosamente comincia a schiarirsi e così anche il nostro animo. In più la parete sinistra del canale è praticabile. Indossato il casco partiamo su tratti divertenti di II e III grado. 
Dopo 50 metri di arrampicata con piccoli traversi sbuchiamo sotto il nevaio del canale; percorso un tratto abbastanza ripido ci fermiamo, indossiamo i ramponi, afferriamo le picche e via: si sale. Il canale ha una profonda rigola formata dall’acqua dalla quale ci teniamo a volte a destra altre a sinistra. La neve non è molto dura e capiamo subito che sarà una bella fatica. Il primo obiettivo è un masso infilato nella neve dove il canale si restringe e devo dire che ci impiegherà un bel po’ ad ingrandirsi e sfilarci accanto. Dopo la strettoia il
canale si allarga a parete e si avvicina alla vetta. Il panorama è  chiuso ma è già una bella visione il canale stesso con le sue alte pareti laterali e lo scivolo sotto di noi. 
A 150 metri dalla vetta siamo stanchi,  abbiamo già percorso parecchia strada e proprio qui ci aspetta una sorpresa, i 45-50 gradi del percorso diventano 55; la neve peggiora, diventa friabile e inconsistente e ci costringe quasi a scavare una trincea ma, cocciuti, proseguiamo e con molta attenzione e fatica piantiamo la piccozza sulla bocchetta di uscita. Dopo 20 metri di scalata  su facili roccette siamo finalmente in vetta. Siamo molto felici della salita faticosa e, a causa della neve pessima, anche tecnica. 
Come pronosticato al rifugio siamo gli unici a goderci questo posto: anche questo è meraviglioso. La vista è grandiosa sulla est e sulla nord della Presanella e sul gruppo del  Cevedale; il cielo è limpido, la salita è stata emozionante e Davide è soddisfatto. Cosa vogliamo di più? Una discesa altrettanto bella. Detto fatto: dopo brevi roccette ed uno scivolo di neve eccoci al passo Cornisello. 
Qui notiamo con non poca soddisfazione che ci attende un canale in discesa di 100 metri, ripido ma con neve bella; poi  il ghiacciaio innocuo di cui si è detto all’inizio. Davide parte ed io lo seguo a ruota, fortuna che usiamo due picche che anche durante la salita si sono rivelate indispensabili. Terminato il canale ci si para davanti l’innocuo ghiacciaio. Errore! Ha un’inclinazione di circa 45° da attraversare per 150 metri. Sicuramente una piacevole sorpresa che dalla cima non ci aspettavamo, avendolo sminuito ad una semplice passeggiata. Ah la prospettiva! Fatta l’attraversata proseguiamo senza sorprese sino al rifugio. 
Salita bellissima alla cima Denza per il canale nord, resa ancora più avventurosa dalle difficili condizioni della neve e dalla bella discesa e, non ultimo, per l’isolamento totale nel quale io e Davide ci siamo trovati immersi per qualche ora. Insomma, una  salita che rifaremo sicuramente. Un soddisfatissimo ciao da due alpinisti molto contenti.
                                                     
Giovanni