Spigolo del badile 6 Luglio 2008 Era il 23 luglio 2007 quando con Loredana, Vanni e Massimo, due amici conosciuti durante la cena al rifugio Giannetti, salivamo per la via normale in vetta al pizzo Badile. Avevo scelto questa montagna poiché, nella stessa giornata, sarebbero saliti dal versante svizzero lungo lo spigolo nord alcuni amici del G.A.L e poi per il fatto che questa montagna per la sua bellezza e per le imprese alpinistiche che vi si sono svolte viene considerata un emblema. Scoprirò poi che a causa del mal tempo, i nostri amici avevano dovuto rinunciare alla scalata. Ora mi trovo a raccontare della mia seconda salita al pizzo Badile, questa volta scalando lo spigolo nord! E’ Luca che propone la salita, Davide si carica subito d’ entusiasmo, è quasi incredulo mentre Franco ed io non ci lasciamo sfuggire l’occasione. Raccogliamo informazioni fra gli amici e naturalmente da Internet. Non ci vuole molto per comprendere che affronteremo una “piccola impresa”; ci attendono immense pareti di granito. Considerando lo spostamento in auto, la lunghezza della via e la lunghezza del rientro decidiamo di dedicare tre giorni alla nostra impresa; il pizzo Badile si trova nelle alpi Retiche meridionali, lo spigolo non presenta difficoltà estreme, ma l’arrampicata si sviluppa per mille metri con un dislivello di 950 metri, il tutto in un ambiente mozzafiato! Il primo giorno raggiungiamo Bondo in val Bondasca e da qui arriviamo al rifugio Sasc Fura’ posto a 1904 metri di altitudine in tempo per godere della luce serale e della vista sullo spigolo. Qui pernottiamo. La seconda giornata inizia presto ed alle quattro già siamo in cammino; la notte è ancora buia ma valutiamo che saremo all’attacco della via in tempo perchè la luce del giorno ci illumini il percorso. Sappiamo che il meteo almeno per oggi sarà clemente e questo ci rassicura; dal rifugio all’attacco della via ci separano 506 metri per un ora e mezza di cammino. Le due cordate sono composte da Luca con Franco e Davide con me; iniziamo l’arrampicata alternandoci alla conduzione della cordata; personalmente lascio che inizi Davide; ho bisogno di rompere il ghiaccio. Davanti a noi una cordata composta da tre alpinisti svizzeri che pare abbiano le ali ai piedi. Notiamo in basso lungo la maestosa parete est alcune cordate; non esiste luogo migliore per sentirsi piccoli. Avanziamo lungo la via, le difficoltà tecniche sono alla nostra portata ed il ruvido granito si fa apprezzare. Mani e scarpette si fondono con la parete, le soste sono ben attrezzate, ma solo nei passaggi più impegnativi troviamo chiodi o spit che consentano di progredire in tutta sicurezza. Più saliamo più la via si fa aerea e con strapiombi impressionanti. Un boato ci distoglie dalla concentrazione…. è una scarica di sassi che si abbatte sul sottostante ghiacciaio del Cengalo. Bello trovarsi sullo spigolo! Il tempo scorre velocemente, ho perso il conteggio dei tiri di corda quando, ad un certo punto, Luca dice che siamo attorno ai 3000 metri di quota, dunque a circa 300 metri dalla vetta. Il cielo da limpido qual era si è riempito di nuvoloni che non rassicurano affatto; sappiamo quanto questa sia una zona particolarmente famosa per i repentini cambi metereologici. La stanchezza affiora, la lucidità viene un po’ meno e credendo di essere molto più in alto andiamo fuori via. Fortunatamente ci pensa Luca a rimetterci in carreggiata; alle cinque del pomeriggio giungiamo in vetta sui 3.308 metri di altitudine del pizzo Badile . E’ FESTA! Scattiamo le foto di rito e ci godiamo l’ impresa. La discesa che ci attende merita tutta la nostra attenzione ricca di sfasciumi come è; la riconosco subito e guido i miei compagni verso gli anelli di calata. Dopo una prima calata Davide individua il canale di discesa utilizzato dal soccorso alpino. In cinque calate saremo alla base della montagna sul versante italiano ed alle otto e mezza saremo al rifugio Giannetti. Lì troviamo una buona accoglienza ed una cena abbondante che ci ristora. Neppure il tempo di realizzare veramente la nostra impresa che alle sette del giorno successivo siamo già in marcia; svelti che il rientro in Val Bondasca attraverso i passi Porcellizzo a quota 2950 metri e Trubinasca a quota 2717 metri è dato in sette ore. A proposito di repentini cambi di tempo; nell’ arco di pochi minuti passiamo dal sole alla nebbia e dalla nebbia al barlume di un lampo che scatena un nubifragio. Trascorreremo ore sotto una pioggia, a tratti anche molto intensa, che mette veramente a dura prova la nostra tenacia, ma caricati dal successo della salita, tutto è stato sopportato, anzi direi “ assorbito” al meglio. Un saluto da Stefano, Davide, Franco e Luca. Stefano Bassi
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