IL CASTELLO DELLE STREGHE

CIMA DEI LADRINAI    9 novembre 2008        

I miei compagni hanno trovato una meta con un nome curioso per questa domenica di novembre, Cima Ladrinai, monte poco conosciuto che fa parte della Concarena.

            Partiamo verso le sei e trenta ed alle otto siamo a Sommaprada, a 1000 metri di altitudine; camminando sul sentiero che porta alla chiesetta di S.Cristina guardiamo il cielo che pare un poco incerto anche se, salendo su per i ripidi di sassi e sterpi del brullo canalone di Val Baione, poco a poco lasciamo indietro la nebbia e guadagniamo un cielo azzurro chiaro che non ci lascerà molto presto.

            Dopo aver risalito i prati di erba bruciata troviamo i ghiaioni; chiacchieriamo tranquilli procedendo a zig zag, superiamo sia i gradoni di rocce che il primo salto ed arriviamo alla sorgente con la fontana di acqua gelida e la piccola Madonnina bianca seminascosta in una nicchia rocciosa.

            Un attimo di sosta, poi ripartiamo subito costeggiando i roccioni del Cimon della Bagozza che si ergono scuri e verticali sulla nostra sinistra, e dopo poco arriviamo al bivio che, procedendo a destra, porta alla conosciuta Cima Bacchetta.

            Attorno a noi la neve scarseggia, anche i monti ne sono sprovvisti e pure quello che costituisce la nostra meta, grigio massiccio un poco isolato e fitto di cime tanto da ricordare una corona, ha neve solo a piccoli tratti.

            Al bivio proseguiamo diritti arrivando al bivacco Val Baione, edificio a pietre piccolo e ben mimetizzato nel paesaggio, sono quasi le undici, Marco è insonnolito, vorrebbe una fermata per farsi un caffé ma sarebbe una sosta troppo lunga, lo spingiamo fuori dalle due stanzette fredde ma accoglienti ed insieme ammiriamo il panorama; la nostra vetta è ben visibile ora ed anche il versante nord di Cima Bacchetta è in bella vista.

            Ripartiamo mentre Davide e Giovanni, che hanno visionato delle cartine il giorno precedente, indicano il Passo delle Blese come prossima tappa.

            Proseguendo cominciamo finalmente a pestare neve e dal centro della valle godiamo della vista totale di Cimon della Bagozza; è un vero spettacolo, roccia scura, nuda e liscia solcata da tre lunghi canali innevati che portano ripidi e dritti fin alla cresta.

            Ne siamo entusiasti, i canali sono la nostra passione e camminando passiamo il tempo a progettarne la salita fotografandoli ed oltre che motivo di ammirazione diventano quindi una delle mete sicure per la primavera prossima.

            Dopo un salto roccioso tagliamo a destra dirigendoci sotto le rocce nord di Cima Ladrinai, una sosta per attrezzarci con i ramponi ed ancora avanti, oltrepassando un primo canalone e imboccandone un secondo che ci permette con molta semplicità di arrivare dritti alla selletta.

            Il sole è caldissimo, luminoso ed invoglia ad una sosta, ci guardiamo attorno, a destra c’è una parete quasi verticale e mezzo innevata che mi pare parecchio difficile, che sia quello il percorso, ho i brividi, i miei compagni sono molto indecisi quindi fuori le cartine e dopo un esame approfondito scoprono di essere fuori percorso; consultandola attentamente capiscono di trovarsi sul crestone che scende ad ovest dalla vetta e dopo essersi orientati individuano la cima in lontananza notando che pare possibile traversare su neve anche da li e raggiungerla ugualmente.

            Lasciamo la parete che mi preoccupava e via lungo un bel traverso oltrepassando un canale, verso la metà del percorso, che i miei compagni trovano ottimo per l’eventuale discesa al rientro e poi una parete abbastanza ripida e ben innevata stretta tra grosse rocce grigie che ci riconduce alla cresta. Qui tiriamo il fiato ed ammirando il panorama ci accorgiamo che le nuvole, fin ora rimaste ben in basso, ci hanno raggiunto e sono buie e minacciose.

            Dopo la sellettina, tra noi e la vetta rimane ora solo una breve parete di roccia e neve che Davide prova a superare sperando di trovare, sepolto nella neve, un pezzo del cavo metallico della ferrata che porta alla cima; con molta cautela supera il primo tratto, alcuni passi e ci informa di aver trovato il cavo su cui si assicura con un cordino, mentre cerca poi di liberarlo con robusti colpi di piccozza.

            E’ fuori, parte quindi Stefano jr. poi io, che litigo non poco con quella roccia scivolosa prima di trovare il modo di superarla, confortata da Marco e Giovanni che mi sono dietro.

            Qualche accidente e finalmente trovo il giusto modo di oltrepassare quei pochi metri; i ragazzi mi seguono ed ecco Davide, ci sorride da lontano come sempre, lo raggiungiamo percorrendo ancora un pezzo di cresta in piano e siamo in vetta a 2400 metri di altitudine mentre notiamo guardando verso la valle che anche gli ultimi squarci d’azzurro si stanno riducendo ad una magra striscia tra il grigio.

            Nonostante le nuvole il panorama è entusiasmante da quel punto d’osservazione, ci troviamo al centro della Concarena e siamo abbracciati dalla sua spettacolare corona di monti che corre tutto attorno mentre increduli ci diciamo fortunati ad aver davanti questa sua interessante prospettiva.

            Il vento si è fatto intenso, fa freddo, è quasi l’una e mezza, il tempo pare peggiorare e pensiamo sia meglio rientrare velocemente. Ripercorriamo il tratto di cresta, raggiungiamo la paretina, liberiamo l’anello della ferrata e organizziamo una sosta che utilizziamo per discendere alla sua base.

            Alla selletta scendiamo fino all’imbocco del canale visto poche ore prima, è proprio quanto i miei compagni desideravano, lo prendiamo svelti, il primo tratto è abbastanza ripido ed a ritroso scendiamo velocemente incontrando neve fresca appoggiata ad uno strato duro che rende il passo sicuro ed il percorso divertente.

            Raggiungiamo la valletta, ci guardiamo attorno e cerchiamo il modo per scappare dai nuvoloni che ci inseguono e ritrovare il bel sole caldo della mattina; ecco la soluzione, allungando leggermente il percorso e salendo verso il passo delle Blese riusciamo ad inseguirlo e raggiungerlo lasciando dietro di noi una grande ombra scura.

            Presto arriviamo al passo e restiamo affascinati dal panorama della Val Canonica e delle innumerevoli cime del versante opposto al nostro ora nuovamente nitide nel cielo limpido; ancora non contenti decidiamo di prolungare il divertimento salendo il primo rilievo assolato a nord del passo, sono le due da poco passate ed abbiamo tempo.

            Raggiungiamo la vetta, è sconosciuta ma quel bel panettone candido, poco ventilato e fornito di pietre che paiono sedili ci ricorda che non abbiamo ancora mangiato, quindi pronti al pic-nic, fuori il cibo e via ad una bella sosta rilassata sotto al sole caldo.

            Qualche fotografia e scambi di opinioni tra una risata e l’altra complimentandoci per la scoperta della nuova prospettiva della Concarena ma soprattutto per i canali di Cima Mengol e Cimon della Bagossa che ci hanno colpito molto, tanto che parlandone avevamo quasi la sensazione di averli già sotto gli scarponi.

            Ci guardiamo attorno, pare proprio che il meteo abbia deciso di farci scappare da quel paradiso, la tregua sta finendo e grosse nuvole scure in pochi minuti ci accerchiano cancellando l’azzurro ed il sole luminoso.

            Raccogliamo le nostre cose e via di corsa precedendo sempre di un breve tratto il maltempo mentre ripercorriamo l’agevole via dell’andata e non è proprio faticoso ritrovare le nostre tracce dato che sono le uniche che si scorgono in basso.

            Sempre progettando la salita dei canali appena scoperti, poco dopo le tre, siamo al basso bivacco di roccia chiara dove troviamo tre alpinisti con cui confrontiamo le nostre esperienze e scambiamo fotografie tra una risata e l’altra.

            Siamo alla fine dell’esperienza, sarà forse stato grazie alla nostra inesauribile allegria e serenità, che arrivando alle auto ci rendiamo conto di esser riusciti ad allontanare le nuvole cariche di pioggia e terminare la nostra salita sotto al sole.

            Bella magia!

            Davide, Giovanni, Marco, Stefano Jr. ed io salutiamo.

 

                                           Marina Livella