Cima Bacchetta 10Febbraio 2008 Siamo di nuovo in onda, per la domenica è previsto bel tempo e la meta accordata è godibile, il canale di Cima Bacchetta in Concarena; lo ricordo, circa due anni fa, come il primo vero canale che percorrevo insieme al gruppo del GAL appena conosciuto. Certo, immagini di allora ne ho poche in mente, ero molto inesperta e quasi tutte le sensazioni sono state cancellate dall’ansia e dall’apprensione di riuscire a seguire gli altri; invece oggi so che potrò godere a fondo di quanto accadrà. Partenza alle sei e un quarto di mattina, sonnecchio fino all’arrivo a Sommaprada a 1045 metri di altitudine, i ragazzi parcheggiano le due auto in un piazzale vicino ad alcuni edifici e ci attrezziamo, il freddo intenso fa si che la partenza, alle otto e un quarto, sia velocissima. Il cielo è già azzurro, questo ci da certezza che sarà una bella giornata da GAL ed è motivo in più di allegrezza. Ci addentriamo nel bosco, dopo un bel tratto ecco la chiesetta di Santa Cristina, a 1155 metri di altitudine ovviamente chiusa e, subito dopo, cominciamo a vedere attorno un poco di neve a chiazze. Lasciata la vegetazione il panorama diventa di prati brulli e alberi radi bruciati dal gelo dell’inverno, alle nostre spalle monti innevati già godono del sole che si sta alzando rosato e luminoso. Ancora avanti, sono sempre più lunghi i tratti candidi ed un poco ripidi che troviamo; ci stiamo addentrando in una vallata ben innevata e completamente in ombra tratteggiata da radi pini spogli, mentre ai nostri lati il sole ritaglia angoli di luce. La salita su per quel ghiaione è un percorso un poco monotono, si chiacchiera Stefano ed io, chissà come mai ma l’amicizia che unisce tutti noi fa trovare sempre mille argomenti in comune di cui parlare; attendiamo Rinaldo che ha sempre da fare con il suo zaino, poi, finalmente giungiamo al salto e proseguiamo seguendo il costone roccioso. Mi indicano la nostra meta, un massiccio un poco tozzo a guisa di corona reale a piccole punte, è ancora molto lontano ma c’è tutto il tempo per raggiungerlo, la giornata è calda e soleggiata e io penso che le domeniche dovrebbero essere lunghissime per poter godere di più delle avventure in montagna. Stiamo cercando un canale che sale diretto in prossimità della vetta; i monti che vediamo attorno sono un poco scarsi di neve ma i ragazzi sono certi che il “nostro” canale sarà perfetto. Carlo e Davide sono avanti con Marco, ci riuniamo vicino alla minuscola Madonnina che sormonta un abbeveratoio immobilizzato dal ghiaccio; pare che la bacchetta magica di un mago abbia fermato il momento, l’acqua di cristallo ha fissato piccole foglioline al suo interno e le gocce sparse attorno formano lunghe e sottili candeline trasparenti. Quattro parole poi ancora su, lungo ripidi segnati da vecchie slavine a grumi un poco accidentate da superare; finalmente dopo un lungo traverso ecco l’imbocco del nostro canale. Lo ammiriamo dal basso, è ampio e ben innevato, i miei compagni si sono già avviati con in testa un Carlo molto carico che condurrà la compagnia fin alla sella, i ramponi sono ai nostri piedi e non resta che seguirlo. La pendenza e leggera, non è necessaria la picca, la neve è abbastanza buona e fare traccia non fa soffrire. Alzo lo sguardo, non si vede la fine, massi di roccia infatti lo rendono poco lineare, i ragazzi asseriscono che la volta precedente era più ampio, la scarsità di neve lo fa un poco sottile e molto godibile, ad ogni angolo roccioso infatti è una sorpresa, una specie di pacco regalo, a ogni svolta ci cambia prospettiva ed il canale pare continuamente diverso. Siamo quasi alla fine, ora si è fatto molto stretto e ripido ed i muri di roccia ai lati sono incombenti, la neve è stabile, vedo la sella più sopra, è una curva dolce sormontata dall’azzurro vivido del cielo e sulla destra c’è una enorme cornice di neve candida che si sporge verso di noi. Davide è già arrivato in cima e guarda attento il nostro avanzare per gli ultimi metri. L’uscita è semplice, finalmente il sole mi scalda dopo il lungo tratto gelido in ombra nel canale, dopo aver percorso un tratto di pendio ben innevato seguendo il filo del monte vedo i miei compagni e poco dopo mi riunisco a loro . Si sono sistemati più in alto rispetto alla cresta, paiono appollaiati in una specie di nido, formato da rocce sparse prive di neve e frammiste ad erba secca e si riposano tranquilli. Ci siamo tutti, ne approfittiamo per uno spuntino, il cielo è blu e frange di nuvole chiare ne esaltano il colore, attorno un entusiasmante panorama di vette a cui non mi abituerò mai, ed alle nostre spalle la cresta che continua con delle cornici di neve candida che si sporgono temerarie verso il vuoto. La vetta non è distante, la vediamo sormontata da una selva di antenne e sprona a raggiungerla, partiamo per quel ultimo tratto, ci aspetta un lungo traverso di neve abbastanza compatta che non da problemi. Ora non resta che la breve salita finale, ed io, nonostante sia ultima vengo invitata a far le tracce per la vetta, mi ci metto volentieri ed arrivo soddisfatta alla croce che spunta solamente con la sommità dalla neve molto alta. E’ l’una ed un quarto e la cima è raggiunta, siamo a 2549 metri di altitudine, il vento si fa sentire abbastanza forte ed indossiamo di corsa le giacche a vento, ci fermiamo poi il breve tempo necessario a complimentarci vicendevolmente e scattare una gran quantità di foto di vetta. Attorno a noi monti candidi a perdita d’occhio sotto ad un cielo con sfumature che dal blu intenso vanno al celeste pallido mentre nubi solitarie giocano a formare disegni bizzarri; mi sento bene, Carlo, Davide, Marco, Stefano e Rinaldo sono li con me e non vorrei essere altrove, qualche battuta divertente e via che le vette sono purtroppo sempre inospitali per noi esseri umani. E’ ora di rientrare, percorriamo all’inverso il traverso dove la neve si è fatta più morbida ma non impossibile, le tracce infatti rimangono in buone condizioni; mi volto indietro, già la vetta si sta allontanando e me ne dispiace. Dopo poco siamo alla sella, le nostre tracce nel canale sono facili da riprendere e tornando pare tutto ancora più semplice, non passa molto tempo e, all’ultima svolta rocciosa, ecco improvvisamente comparire il vallone candido che ci aspetta sul fondo. Giungiamo alla lingua iniziale del canale, giriamo a sinistra e puntiamo la valle, ora il sole ci colpisce e ne avevamo proprio bisogno; camminando progressivamente ci scaldiamo e fermandoci per un poco di cibo ne approfittiamo per togliere gli indumenti di troppo. Parlando tranquilli arriviamo ad una vecchia slavina con caratteristiche bizzarre che al mattino, forse insonnoliti, non abbiamo notato; i duri grumi di neve ghiacciata infatti paiono spruzzati sul terreno e quasi pettinati tutti per un unico verso un poco obliquo. Li sfioriamo, sono composti da cristalli veramente enormi, staccati l’uno dall’altro come sfoglie e fragilissimi; prima di attraversare quel bel campo di cristalli a ciuffi e sbuffi scattiamo molte immagini nella speranza di immortalare quanto noi stiamo vedendo per mostrarlo al resto del gruppo ma l’esperienza ci rende scettici in proposito. I miei compagni hanno deciso di tenere il centro del vallone per tentare di trovare terreno più solido e sprofondare meno ma il percorso è comunque faticoso e difficile con le gambe che, molto di frequente, vengono imprigionate da ampi buchi creati da sfasciumi o da bassi cespugli nascosti dal manto nevoso. Sentiamo un richiamo, a destra un poco accostati alle pendici del monte ci sono Carlo e Marco, scendendo hanno deviato dal nostro percorso alzandosi fin a raggiungere una grossa roccia grigia segnata dal rossastro dell’erba secca e sormontata da alcuni alberi spogli dove si sono fermati ad attenderci. Li fotografo e paiono minuscoli, poi svelti li raggiungiamo ed assieme ripartiamo dopo un poco di riposo; camminando guardo la nostra cima oramai lontana, la ringrazio poichè ci ha saputo dare una bella dose di sorprese molto gradite. Sono le quattro del pomeriggio, ecco il parcheggio, si torna a casa, durante il viaggio di ritorno abbiamo la fortuna di fotografare un tramonto rosso fuoco che finisce spegnendosi nel lago d’Iseo ed è l’ultima sorpresa del giorno. Straordinaria la natura.
Marina Livella
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