Punta pietra rossa 13 maggio 2007 Altra avventura, le premesse sono pesanti, Val Grande, poco sopra Vezza d’Oglio, una valle che porta ad una grande quantità di canali a detta di molti veramente godibili, ma lunghissima e sicuramente faticosa. L’incontro è stabilito alle sei ed alle otto ci si avvia su per la valle da Tu, minuscolo paese dal nome bizzarro e dalle case tutte di pietra, che ti pare di essere a mille miglia dalla “civiltà”, situato a 1200 metri di quota. Siamo tanti, un bel contingente del GAL che si avvia per la strada cementata che si addentra nella vallata verde e luminosa, il percorso che ci aspetta infatti è srotolato lungo quella ampia valle di prati fioriti attorniata da monti alti e rocciosi che pare un nido per i rustici casali di pietra che non stonano con l’ambiente, anzi, paiono essere figli delle vette che si ergono lì attorno. Camminando, infatti, ci sorprendiamo ad eleggere sede “distaccata” del GAL l’uno o l’altro casale fantasticando sulla comodità di avere un posto tutto per noi così vicino alle vette che amiamo. Il tempo pare clemente, i monti sono lucidi ed attorniati da nuvole candide nel cielo azzurro, certo, speriamo non cambi ma le previsioni sono pessime. Tra chiacchiere e risate si superano anche le ultime case e l’agriturismo ovviamente chiuso data la stagione, il panorama diventa di sole abetaie che diradando si arrampicano faticosamente su per le pendici dei monti e vediamo che tutte le vette, vicine e lontane, sono molto scarse di neve. Azzardo la domanda di rito, “dove si va?”, la risposta è ovviamente terribile, laggiù in fondo alla valle, dove c’è l’anfiteatro finale ed i monti più alti. Come sempre mi pare impossibile ma fingo un’indifferenza divertita; si sa che dovrebbero essere 1800 metri di dislivello e 12/15 chilometri di sviluppo lungo la valle, veramente impegnativo. Si prosegue il cammino, fa caldo ed il sole picchia; finalmente siamo al bivacco “Saverio Occhi” a 2050 metri di altitudine, conosciuto pure come “Plas de l’Asen”, un massiccio edificio tutto in pietra. Coloriamo il piazzale antistante con le nostre risate di grosso gruppo di 11 persone e diamo la sveglia a quattro escursionisti che hanno dormito al bivacco. Una visita ai locali che si mostrano semplici ma funzionali e ben tenuti con una enorme cucina e 60 posti letto al piano superiore, gli ospiti asseriscono che il bivacco è sempre aperto e ci è proprio utile saperlo. Faccio quattro chiacchiere con quelle persone simpatiche e mi sento una privilegiata quando mi sento offrire una tazza di te caldo, ne sono felice e lo gusto come se fosse l’ultimo della mia vita. Sono socievoli, qualche risata, una foto di gruppo, qualche indicazione sul percorso e ci salutiamo come vecchi amici; strane convivialità che si riscontrano esclusivamente in montagna. Si riparte dopo aver guadagnato un altro effettivo del GAL, grande dormiglione ma anche grande camminatore, Davide Jr., che ci raggiunge dopo una lunga corsa. Sudato e felice si unisce a noi per quella salita di esplorazione, bene, ora siamo in dodici. Seguiamo per un tratto i consigli che ci sono stati dati al bivacco con meta un passo di cui non si è focalizzato il nome, ma poi, dopo un breve consiglio tra Davide e Giovanni, si torna indietro e si va diretti verso la fine della valle. Hanno deciso per uno dei canali che si stagliano candidi su per i monti di fronte a noi, in quanto tutte le mete attorno paiono troppo lontane per essere raggiunte in giornata. Ancora passi, tanti da pensare di non farcela, arriviamo, dopo aver percorso un lungo susseguirsi di prati stopposi e morene a piccoli massi, fino alla base del canale di cui è stata decisa la scalata; cominciamo ad attrezzarci, Paola decide di aspettarci giù mentre noi tentiamo la salita, sarà certamente breve ma è con rincrescimento che la lasciamo sola. Il canale è ben innevato, appoggiato, sottile e, dopo il primo tratto c’è un pianoro tratteggiato da rocce scure che galleggiano sulla neve; è tanta la voglia di pestarla, poiché oramai, data la stagione la si vede solamente dentro nelle sottili scanalature verticali che si delineano tra una cresta e l’altra e ci vuole molta determinazione ed esperienza per trovarla. Si parte, addentrandoci nel canale comincia a soffiare un vento freddo che non ci aspettavamo, Davide Jr., Marco e Stefano sono davanti, la lunga fila colorata dei partecipanti alla gita si avvia lungo il canale, è facile e la neve solida tiene che è un piacere. Si prosegue tenendo d’occhio chi del gruppo non ha molta esperienza, in tutti i casi Davide e Giovanni sono lì a dare consigli e controllare che tutto vada per il meglio. Tra risate e commenti si avanza, il pianoro non si fa attendere molto e ci ritroviamo tutti lì per una sosta a riposare ammirando il panorama; Marco, Stefano jr. ed Arsenio tornano sui loro passi ridiscendendo il canale, è quasi l’una ed hanno impegni per il pomeriggio. Li salutiamo affettuosamente e li vediamo scendere verso Paola con la promessa che ci terranno informati sui loro spostamenti attraverso la radio portatile che Giovanni e Marco hanno con loro. Dopo poco anche Loredana e Stefano ci lasciano, colpa di un piccolo malore improvviso che non lascia la voglia di continuare, altri abbracci e ci ritroviamo in sei, Davide, Davide junior, Giovanni, i giovani Sara ed Andrea nuovo acquisto del GAL ed io che, non stanchi, decidiamo di proseguire. Il fatto è che c’è voglia di una cima, certo per Sara ed Andrea è forse solo una novità, ma per noi è tutt’altra storia, c’è un motore che ci spinge ad una eterna sfida con noi stessi, la continua voglia di vedere se ci si arriva, se abbiamo acquisito nuove abilità, se il fisico regge ed oltre al canale ci consente anche il passo e poi la vetta, già, perché senza una vetta che salita è! Una sempre rinnovata voglia di sfidare noi stessi come se fosse la prima volta, una autentica filosofia di vita che ci spinge ad andare avanti testardamente. Quindi su, nonostante il cielo si sia improvvisamente coperto, faccia molto freddo e la visibilità sia ridotta a pochi metri, calpestiamo frammenti di rocce che paiono lunari su lunghe lingue grigie che spuntano dalla neve rada e noi, piccole ombre scure, puntiamo il Passo Pietra Rossa a 3000 metri di quota, quasi completamente nascosto dalla nebbia fitta. Cominciamo la cresta, nuovo consulto di Davide e Giovanni, si prosegue, eleggono a vetta del giorno una punta che vediamo poche centinaia di metri sopra di noi, certamente non abbiamo nessuna intenzione di andarcene senza aver toccato una “cima” anche se si tratta semplicemente del punto più alto della cresta, ora che anche il cielo si è schiarito ed è tornato l’azzurro. Comincia un bel pezzo di misto non particolarmente difficile e veramente divertente con grandi massi spaccati e brevi placche lisce che costringono a movimenti articolati e tecnici senza grande timore, in alternanza con sottili crestine innevate che strapiombano verso le valli. Poche centinaia di metri arrampicandoci con cautela e controllando Sara che seppur un poco indecisa non cede, anzi avanza con un bel sorriso sulle labbra e gli occhi luminosi dall’eccitazione. Arriviamo ad uno slargo, siamo a 3100 metri di quota circa sulla cresta che scende a nord dalla Punta Pietra Rossa, è la nostra cima senza nome, ci permette di riunirci e complimentarci tra di noi per la bella salita, uno sguardo al panorama di vette in un cielo che a tratti si schiarisce ma non promette bene e qualche cosa da mangiare che sono quasi le due e la fame tanta. Il vento è forte come sempre sulle creste e non ci permette di sostare per molto; si riparte, la giovane Sara viene assicurata con dei cordini e guardata a vista, oltre che dal marito Andrea anche dagli ottimi Davide e Giovanni; con prudenza ripercorriamo i bei spuntoni di roccia liscia frammezzati da neve che ora si è fatta veramente troppo morbida e siamo nuovamente alla sella. Il tempo sempre incerto e la prospettiva della lunghissima valle da percorrere ci fanno decidere per la discesa lungo il canale appena sperimentato che pare più rapida; passato il piccolo pianoro innevato quindi giù ritrovando ed a volte utilizzando le tracce lasciate all’andata. Si scende svelti anche se ogni poco c’è una sosta per riposare ed attendere Sara che prova la sua prima discesa da un canale accompagnata dalle attenzioni di Giovanni. Sono quasi le tre del pomeriggio quando ci ritroviamo tutti alla base del canale, una piccola sosta per un poco di cibo, quattro risate ed i primi commenti a caldo circa la salita che paiono proprio positivi. La stanchezza comincia a farsi sentire, si riparte con Davide e Jr. in testa, un poco di riposo al bivacco che troviamo solitario e dove fotografiamo piccoli fiori rosa cresciuti tra l’erba secca e dura dei prati. Dopo un’altra breve esplorazione del rifugio dotato persino di una grande fontana che distribuisce acqua fresca, si riparte per l’ultimo lungo tratto. Altri mille e mille passi che in discesa non paiono pesare così tanto; prati stopposi, ruscelli di acqua limpida e frusciante e poi nuovamente i primi casali; dopo poco ritroviamo la strada cementata, i nostri piedi non ne sono molto felici ma ci tocca. Il cielo oramai completamente coperto lascia andare poche gocce di pioggia che non intaccano assolutamente la nostra gioia e la nostra stanchezza. Tra chiacchiere, scambi di opinioni e le ultime fotografie al canale che ora diventa sempre più piccolo e lontano passiamo l’interminabile pianoro. Dovremo attendere molto prima di ritrovare l’agriturismo chiuso che ci eravamo posti come prima meta verso le auto, finalmente lo oltrepassiamo, ancora giù, ora i prati sono immensi e verdeggianti, l’arrivo alle auto è festeggiato con alcuni pezzi di torta, sono circa le sei, si riparte stanchi ma soddisfatti. Bella salita, un saluto da tutti e dodici, Andrea, Arsenio, Davide, Davide junior, Marco, Stefano, Stefano junior, Giovanni e le donne Loredana, Paola, Sara ed io!
Marina Livella
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