Pizzo
Tornello
7 gennaio 2007
Grande
giornata nella Valle del Gleno, soprattutto bella compagnia inaspettata,
infatti oltre ai soliti appartenenti al gruppo GAL si sono uniti a noi
Nicola, grande amico dai miei inizi in Ugolini ed il suo amico Marcello.
Pareva che non arrivasse mai il tempo di una storia di
montagna insieme ed invece con un paio di telefonate alle sei e mezza
della domenica mattina eccoci tutti riuniti, gruppo di 10 persone che
ricercano la montagna come aria per i propri polmoni.
Avventura esplorativa è stato deciso, percorsi nuovi che da
tempo dovevano essere provati dal nostro gruppo, il quale si è posto
come meta approssimativa un tale Pizzo Tornello, nome alquanto
simpatico.
Si parcheggiano le auto al paese verso le otto del mattino e
si parte lungo un sentiero ripido che toglie subito il fiato, poi un
lungo percorso pianeggiante sotto dei roccioni immensi e si arriva alla
tristemente famosa diga del Gleno con il suo piccolo lago totalmente
gelato che pare una vasca di metallo fuso brillante ed immobile. Lo
aggiriamo e prendiamo per la valle che sale verso le montagne dai pendii
brulli e spogli di neve. Il cielo è già limpido ed azzurro, sarà
sicuramente una giornata da GAL soleggiata e clemente e ne siamo lieti.
Dopo un bel percorso lungo la valle, Carlo che mi è vicino,
nota la deviazione di Giovanni che si è affrettato ad attraversare il
torrentello che la interseca. Lo seguiamo curiosi ed approviamo la sua
idea di affrontare un canale che pare fattibile, si allunga su per il
pendio a destra ed arriva alla cresta che si staglia contro al cielo
ceruleo.
Ci attrezziamo ed attacchiamo il canale cha ha una partenza
abbastanza dolce tra ciuffi di erba e poca neve, ma man mano che sale si
fa sempre più deciso ed innevato anche se troppo largo per i nostri
gusti.
Non importa, ci arrampichiamo allegramente e dopo qualche
gimcana e qualche svolta tra le rocce che si fanno sempre più vicine e
stringono il canale, affondiamo nella neve sempre più alta. Sopra di me
vedo il ricambio di Carlo e Davide a fare tracce mentre Giovanni si
divide come sempre, svelto come un gatto, tra il suo mestiere di
tracciatore e quello di cameraman dell’avventura.
Si rivela un percorso abbastanza difficile con neve cedevole
e muretti instabili che richiedono suggerimenti dai più esperti per
farmeli passare.
Le rocce sui lati sono quasi spoglie ma il canale è
coperto da neve che purtroppo ha uno spesso strato di crosta che quando
cede rivela un fondo farinoso, io che mi ritrovo quasi ultima devo fare
i conti con tracce oramai inservibili e devo cercare di farne altre,
grande fatica che si rivela comunque utile. Ho ancora bene in mente un
passaggio che mi ha fatto gridare dalla rabbia impotente, quella che ti
prende quando non riesci a capire come affrontare un punto ostico, Carlo
e Stefano con poche parole gentili e sorridendo calmi hanno fatto in
modo che mi ritrovassi sopra quella brutta linea di transizione.
Passiamo un traverso che ci collega al resto del canale che
porta alla sella, non è consigliabile, mi dicono, tagliare i pendii di
neve con quelle condizioni, ma si passa e si riprende la salita, ora la
cresta è a vista ed è uno stimolo per proseguire, il pendio è ripido e
più stretto e la neve migliore, grande salita invogliati dalla
prospettiva di una meta incredibile, una lunga cornice di neve
immacolata che pare ritagliata ed incollata ad un cielo pervinca, ed è
la che ci aspetta.
Si sale, quasi alla fine Davide e Loredana decidono di
tagliare sulle rocce per arrivare alla cresta, gli altri proseguono
sulla neve che, nell’ultimo tratto, si fa sempre più sgradevolmente
soffice, finalmente arrivo pure io in cima, il panorama è brillante di
bianchi ed azzurri e vedo i miei compagni sorridenti che mi aspettano.
Subito dietro di me sul pendio che scende vertiginoso a
valle c’è Stefano, e più giù Sergio e Sauro che se la prendono con
calma. Veramente una bella salita.
Quando siamo tutti insieme partiamo seguendo il lunghissimo
filo della cresta, candido e, per ora, ottimamente innevato. Si vedrà se
è completamente percorribile, di volta in volta i miei compagni
decideranno il da farsi.
Guardo Nicola e Marcello, mi paiono veramente soddisfatti,
ed è per me grande gioia vedere i loro sorrisi felici.
La cresta è affilata con piccole difficoltà sulla roccia che
rendono il percorso più interessante e non ci pare vera la fortuna che
ci è toccata, i pendii scoscesi purtroppo non hanno molta neve a
disposizione ma quanto abbiamo è più che sufficiente, chiedo a Giovanni
quale è il Pizzo Tornello e lui mi indica una cima terribilmente
lontana, le mie gambe già provate dai tre lunghi percorsi della
settimana precedente non sono molto contente ma non se ne parla di
tirarsi indietro.
La giornata prosegue soleggiata e fa veramente caldo, la
crema solare si spreca, e le fotografie pure, tutto attorno noi
compresi, meritiamo di essere immortalati per questa ennesima
spettacolare avventura, l’arco dei monti che possiamo vedere è immenso,
i miei compagni fanno a gara a riconoscerne le vette che sono fonte di
ricordi di belle scalate.
Raggiungiamo una piccola cima percorrendo la cresta che si è
rivelata completamente fattibile, da lì possiamo ammirare la nostra vera
meta preceduta da una lunga sella. Tra chiacchiere e risate proseguiamo.
Si passano altre rocce e si scende da uno stretto canale abbastanza
ripido. Ora non resta che una salita leggera e la vetta è raggiunta,
tutti si incamminano, Giovanni invece inventa una variante per noi due.
Ci teniamo bassi e puntiamo alla base della ripida salita del
versante sud ovest che porta alla vetta. E’ un lungo
traverso facile che mi consente di riposare.
Piccolo riposo in effetti perché quando giungiamo alla base
del ripido pendio la voce di Giovanni come il sale del diavolo mi dice
“vai tu!”, non mi tiro indietro, le gambe sono doloranti dalla lunga
salita ma vedo i miei compagni sulla vetta che sventolano le braccia e
dietro gli occhi brillanti del mio compagno e non mi tiro indietro.
Come al solito parto decisa, non penso a nulla, al massimo
qualche riflessione leggera che forse “mi fa galleggiare sulla neve” e
con qualche piccola sosta avanzo. Passo dopo passo faccio le mie tracce
ed è una soddisfazione che ripaga di tutta la fatica, capisco l’ansia
dei miei compagni che ricercano questi percorsi per mettersi alla prova,
cosa che ad ogni avventura è diventata anche mia. Con la dolce e
confortante sensazione degli occhi di Giovanni che mi seguono benevoli e
soddisfatti arrivo anche io sulla cima. Rivedendola dopo capisco che non
era una salita da nulla e la mia fatica era giustificata. Ci hanno
finalmente raggiunto anche Sergio e Sauro, ed ora grandi complimenti ci
attendono che anche per oggi alle due e mezza circa, la vetta è
raggiunta. Poi, un poco di cibo, di fotografie, di risate e di
chiacchiere rilassate e via per il ritorno, accompagnati dal sole
intenso ed una leggera foschia che confonde i monti lontani e li mischia
al cielo ed alle nuvole.
Arriviamo al canale che nei programmi della partenza era la
nostra vera meta e lo utilizziamo per la discesa. La neve è già stata
molto scaldata dal sole e le nostre tracce scavano un solco profondo che
pare una minuscola pista da bob. Camminando veniamo “inseguiti” da un
fiume di neve farinosa ed asciutta che scorre continuo, non so dire se
rende agevole o no la discesa, ma era terribilmente divertente e abbiamo
percorso tutto il canale fino alla prima spianatina ridendo e giocando
come ragazzini.
La neve si dirada ed il caldo è sempre più forte, ci
ritroviamo in maglietta e camminando svelti lasciamo dispiaciuti quelle
belle creste ripromettendoci di tornare al più presto.
Le prime avvisaglie di tramonto ci colgono poco prima della
diga che ora, non più assonnata come al mattino presto vedo chiaramente,
con gli incredibili e monumentali frammenti della barriera che l’uomo
non ha saputo costruire per fare cosa utile ma per distruggere vite
umane inconsapevoli.
Il lago è ghiacciato ed ha curiosamente grossi sassi
incastrati sulla superficie, il tramonto rende i monti a tratti rocciosi
ed innevati di un delicato rosa pallido che si confronta con i lunghi
pendii coperti di abeti fitti e scuri.
Sono le cinque passate che vedono il nostro ritorno, stanchi
ma soddisfatti ci cambiamo, salutiamo gli amici Nicola, Marcello,
Stefano e Loredana che partono quasi subito e noi, Carlo, Davide,
Giovanni, Sauro, Sergio ed io ci concediamo un panino, una bevuta e
qualche chiacchiera rilassata.
La nostra grande amicizia ed il nostro appetito solitamente
ci fanno “tirare tardi” ma penso che sia un appuntamento a cui non
possiamo più mancare.
Si riparte che è buio, già si scherza circa il percorso
della settimana successiva, non resta che pazientare qualche giorno……….
Marina Livella
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