IL CASTELLO DELLE STREGHE

Cresta della Presolana           14 ottobre 2007

Questa avventura è la riprova di come i monti siano una continua fonte di sorpresa, ogni stagione infatti fa in modo che uno stesso percorso offra salite sempre diverse e comunque godibili.

La meta del giorno è la vetta della Presolana, ricordavo dalla precedente gita in quei luoghi molta neve e difficoltà fin troppo pesanti e mi chiedevo cosa avremmo incontrato con sola roccia.

             La partenza alle solite sei di mattina ha visto nove partecipanti carichi ed allegri, ma l’arrivo al passo della Presolana con la prospettiva di una giornata grigia e noiosa ci rende un poco scettici, c’è Luca però che con quattro battute ben aggiustate riesce a far tornare il sorriso al gruppo.

            Si parte svelti su per il bosco conosciuto, lo superiamo, sbuchiamo su ampie distese marroni di erba brulla e dopo poco siamo alla casina con i davanzali colorati di piantine a vivaci fiori blu, piccola sosta e poi ancora su chiacchierando di libri e di vita con Arsenio, piacevole compagno che non sempre è dei nostri.

            Non fa freddo ma la ristretta visuale del panorama ci fa pensare ad una giornata che non regala i colori  a cui il GAL è abituato, pazienza, si vedrà.

            Fiancheggiamo la grande vallata dove è collocato il bivacco Clusone vivido nel suo color arancio lucido ed arriviamo alla chiesetta all’aperto appollaiata un poco più sopra. Veniamo raggiunti da un nutrito gruppetto di escursionisti e capiamo che questa non sarà una vetta solitaria, attendiamo che il resto della compagnia ci raggiunga e poi ripartiamo.

Camminando ritrovo i punti di riferimento che ricordavo, ma vedere il nostro percorso dell’inverno passato privo di neve mi fa apparire tutto così semplice da farmi ridere del timore che avevo provato salendo pendii allora temibili e che ora vedo leggeri e semplici; il panorama è grigio  e sfocato ma ragazzi che già stanno scendendo ci assicurano, ridendo allegri, che sopra è tutto diverso.

Il sentiero non è faticoso, e presto ci troviamo alla grotta dei Pagani, quattro chiacchiere con gente che sale come noi e si riparte dopo aver osservato e valutato le diverse vie d’arrampicata attrezzate attorno alla grande grotta.

            Fotografiamo piccoli fiori chiari che occhieggiano tra i massi, proseguiamo sul sentiero ed arriviamo sotto alla salita che punta la sella. Improvvisamente il cielo si è tramutato in una immensità limpida ed azzurra che ci stupisce, i monti rocciosi attorno sono bianchi ed un poco evidenziati da tratti marroni di erbe secche ed il roccione candido che ricordavamo imponente e puntato verso l’alto è li a portata di mano. Alle nostre spalle ci siamo lasciati un mare di nebbia lattiginosa che evidenzia ancora di più la limpidezza che ora ci circonda.

            Sento un richiamo, Loredana sta attaccando le prime rocce che salgono verso l’alto e la  seguo, ci sentiamo bene, allegre e motivate, il resto del gruppo è dietro ma non l’attendiamo, siamo ansiose di provare quella bella salita sotto al sole che ci scalda. Sono tutti passaggi facili anche se la roccia frequentemente è instabile e ci troviamo a sperimentare tutte le piccole difficoltà che via via ci si presentano tra i pinnacoli candidi.

            Vediamo molti gruppi di escursionisti che già stanno scendendo dalla sella e capiamo che la vetta è vicina, questo ci spinge a salire più rapide e dopo poco siamo in cima. Penso non dimenticherò facilmente l’inaspettato panorama: un mare di nuvole bianchissime ed uniformi coprono totalmente la geografia sottostante e solo alcune cime riescono a bucarle dando l’impressione di isole solitarie e rocciose, minuscole piramidi scure che galleggiano sulle leggere turbolenze, mentre l’orizzonte è frastagliato da catene montuose alte e lontane.

            Mano alla digitale e via con le fotografie, pare un delitto infatti non fermare l’immagine di quello spettacolo fuori programma. Appollaiata su di una roccia sopra la sella mi decido ad aspettare il resto del gruppo per immortalare lo stupore generale causato da quella visione mentre Loredana guadagna la vetta.

            E’ Carlo il primo che mi raggiunge e, visto che gli altri sono ancora molto distanti percorriamo il breve tratto in piano che ci porta alla vetta. E’ abbastanza ampia e contrassegnata da una alta croce composta da semplici barre tubolari; come immaginavamo è occupata da una grande quantità di persone, ci prendiamo il nostro angolo ed attendiamo chiacchierando l’arrivo dei nostri compagni.

            Verso le dodici siamo tutti riuniti, la vetta si spopola un poco e Davide intravede, parlando con dei ragazzi, la possibilità di proseguire sulla cresta fino ad un’altra via di discesa; dopo un poco di incertezza generale la sua proposta è accettata, è presto ed abbiamo ancora molte ore di luce.

            Bello il racconto di Carlo e Davide che riferiscono di aver incontrato uno splendido esemplare di ermellino completamente bianco che, spuntato da sotto delle grandi rocce, con fare  curioso, ha osservato le loro mosse senza dar segni di spavento.

            Approfittando del riposo della compagnia Davide prosegue sulle orme del gruppetto di ragazzi appena partito lungo la cresta facile e panoramica, torna dopo poco riferendoci che si tratta di una possibilità veramente fattibile. Ci rimettiamo quindi in cammino sconfiggendo le paure di Paola dubbiosa circa le sue capacità di affrontare la via.

            Inizialmente è tutto molto facile su di uno sviluppo pianeggiante dribblando piccole difficoltà e rocce sconnesse fino ad una corta discesa dove ci troviamo ad una piccola calata che con pochi gesti veloci Carlo attrezza usando gli anelli che trova.

            Uno dopo l’altro scendiamo venti metri circa di roccia a picco lungo lo spuntone e giù fino alla base che risale velocemente con un bel camino che consente un passaggio in spaccata veramente divertente. La roccia è come sempre instabile e sia io che Loredana abbiamo incontri ravvicinati con sassi che ci colpiscono, fortunatamente senza grossi danni.

            Si continua senza fermarsi, ora è la volta della discesa in una specie di canale un poco delicato che ci porta ad una bella salita che catapulta nuovamente in alto, ci troviamo quindi su di un’altra spianata che fa riprendere fiato

            Ammiriamo il percorso compiuto, è una cresta veramente entusiasmante; ci chiediamo divertiti cosa troveremo dopo, come sempre mi trovo a ribadire quanto sia bello esplorare percorsi nuovi sapendo naturalmente di avere compagni che sanno affrontare ogni tipo di sorpresa si incontri.

            Ancora un tratto in piano fino a raggiungere il gruppetto di ragazzi che ci precedono, ci troviamo su di una serie di rocce dove ci sistemiamo quasi comodamente attendendo il momento di poter fare la seconda calata. L’attesa è lunga ma allietata dai canti lumezzanesi che Luca a tratti intona e dalle battute che da ogni parte spuntano, frutto dell’inattività forzata.

            Pausa che consente di osservare con tutta calma il panorama, quel mare di nuvole candide che mai avevamo potuto vedere ed i gruppi montuosi che i nostri componenti più esperti sanno identificare, mete alpinistiche già sperimentate o sognate dai nostri occhi temerari.

            Finalmente sono al traverso attrezzato da Carlo con una corda e che porta all’attacco della calata. Altra attesa abbastanza lunga, io la utilizzo per osservare la parete di risalita che ci attende. Mi sembra troppo difficile per le mie capacità con all’attacco un camino stretto e rocce molto verticali, ma quando la vedo praticata da alcuni componenti delle cordate che ci precedono mi tranquillizzo, forse la mia valutazione è sbagliata.

            E’ il mio turno, Carlo per velocizzare decide di calarmi, metodo che userà per altri del gruppo, scendo allegra per quel tratto di rocce a strapiombo e poi raggiungo Stefano che, tranquillamente seduto su di una roccia, fotografa la discesa degli altri.

            Mille risate fin alla calata di Davide che, senza un vero imbrago scende per la seconda volta retto da miseri cordini, ora siamo tutti giù e si può attaccare quella parete apparentemente ostica dopo aver lanciato uno sguardo all’ennesimo scorcio che, da una piccola selletta, offre l’incredibile visione del panorama dal lato opposto, dove le nuvole non coprono la vista di lontane vallate.

E’ invece una bella sorpresa salire, un divertimento per i muscoli e per la mente, roccia dopo roccia con piccoli salti semplici ci troviamo su di una spianata che ci porta dritti alla seconda vetta della giornata dove è piantata una croce metallica sormontata da un minuscolo altarino votivo.

Ci regaliamo una piccola sosta, un poco di cibo, qualche impressione circa la salita e una quantità di battute nonostante la stanchezza ora cominci a farsi sentire, la breve gita che ci aspettavamo si è tramutata, come spesso succede, in un’avventura lunga e pesante.

Nel frattempo le nostre ottime guide hanno già studiato il percorso, ci attende un’altra serie di roccette facili che si fanno delicate con la discesa e poi un lungo canalone; percorso da non prendere assolutamente alla leggera.

Davide che mi precede e suggerisce i passaggi più difficili, spesso si trova nella condizione di cercar di capire lo sviluppo del percorso assolutamente non segnato e reso complicato dalle rocce instabili.

Passaggio dopo passaggio, uno per tutti il bel traverso che mi pareva impossibile, ma felicemente superato assieme a Luca, arriviamo agli sfasciumi di un canale sovrastante un piccolo ripiano dove gli altri ci attendono tranquilli. Dopo un poco anche Davide, Luca, Marco, Paola ed io arriviamo, non senza essermi esibita in una rovinosa scivolata di cui porterò i segni per un paio di settimane. Consiglio caldamente di non cadere sulle rocce spigolose degli sfasciumi in discesa!

             Ci crogioliamo sotto ad un sole caldo che negli anfratti di roccia talvolta ci aveva abbandonato; facciamo un rapido calcolo, la discesa è ancora lunga e c’è poi il ritorno a casa, svelti ci rimettiamo in piedi e via tra i lamenti stanchi di quasi tutto il gruppo.  

            Lasciamo allontanarsi le belle rocce candide che ci hanno visto scendere arrampicando, poi i prati bruciati dal gelo e finalmente il sentiero, una breve sosta ed ancora giù che il crepuscolo non è lontano. Lungo il percorso vediamo nuovamente la casina con i bei fiori blu e scendendo le nubi che prima erano sotto di noi ci inghiottono inesorabilmente.

            Arriviamo alle auto in una atmosfera grigia e fredda molto lontana da quella specie di estate trovata sulle creste; l’entusiasmo non è comunque calato e lo esprimiamo in una allegra sosta al bar commentando la salita e complimentandoci per la bella prova di Paola, poi ripartiamo. 

            E’ gioia immensa pensare a tutti i sorrisi che hanno coronato questa salita, animi felici che ho avuto la fortuna di avere per compagni e ringrazio con tutto il cuore.

Spero che per Arsenio, Carlo, Davide, Loredana, Luca, Marco, Paola e Stefano la vita assomigli sempre ad una salita come questa, certo faticosa ma piena di serenità.

  

                                           Marina Livella