IL CASTELLO DELLE STREGHE

Monte Listino         26 novembre 2006

Bel gruppo di nove domenica, partenza “tardi”, alle sei di mattina destinazione Re di Castello, monte che fa parte del gruppo dell’Adamello.

            Si arriva in Val Daone e si scopre che la strada è interrotta. Ora è troppo tardi per sobbarcarsi due ore in più di camminata solo d’andata, anche perché il gruppo comprende la solita femmina cocciuta che è sempre tra i piedi e per di più non cammina rapida come gli altri.

            Quindi fulmineo cambio di rotta, si prende la strada bassa, si parcheggiano le auto e via per il Monte Listino, altra cima di cui avevo sentito parlare ed avevo ammirato dall’alto dell’altrettanto bel Monte Blumone l’estate scorsa.

            La giornata si preannuncia soleggiata ed io mi avvio in compagnia di Carlo. Non mi perdo certo l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con lui in quanto deve, di frequente, rinunciare alle salite in programma ma è un ottimo amico oltre che esperto istruttore e colonna portante del GAL di Lumezzane.

            Compagnia buffa la nostra  che comprende nove esseri umani e ben tre cani, con la prospettiva di essere raggiunti da un’altra bella coppia che sospetto diventerà il sale della giornata, Giovanni ed Oliver cane alpinista per eccellenza.

            Grande la soddisfazione nel vedere come sempre nuovi amici si uniscano e partecipino alle avventure domenicali del GAL.

            Piccolo appunto, sfortunatamente Luca, sbagliando l’orario della sveglia, ci ha privato della sua presenza sempre solare e divertente, peccato.

            Visi che non conosco, Roberto e Sandro, si uniscono a visi che da tempo non vedevo con noi, Carlo e Davide Jr., ed è vero piacere riprendere in mano fili di amicizie mai spezzati.

            Si cammina svelti che il percorso è lungo, la nostra meta, in prospettiva è lontanissima ed a fine novembre le giornate sono molto corte. Lunga camminata nel bel bosco da cui si intravedono i monti sovrastanti impolverati di neve.

Si arriva alla malga, Giorgio ha il suo bel daffare con il cane; tra fischi e richiami fa di tutto per tenerselo vicino, ma lui, troppo eccitato da tutte le novità che vede attorno non obbedisce ed il suo padrone è disperato.  Durante il primo tratto di strada noi aspettiamo Giorgio che ci distanzia un po’, mentre il cane chissà dove è, grandi risate di tutti.

Ci si aspetta alla malga e si trova il vivace cocker nero legato ad una trave da mano amica, Giorgio che fa finta di sgridarlo e, sorpresa, Giovanni e Oliver che arrivano felici. Ci abbracciamo ora siamo riuniti, qualche foto, si sbocconcella della frutta e si riparte che la strada è lunga ancora, i monti ci sovrastano enormi mentre la giornata si prospetta eccezionalmente luminosa e soleggiata.

Si ritrova l’accoppiata Marco/Giovanni, fonte di risate inesauribile. I primi partono, li rivedremo molto più tardi in quanto troppo veloci per le mie gambe. Sauro per primo e poi Claudio, Roberto con i suoi due bellissimi cani lupo, Davide Jr., suo padre Sandro e Carlo.

Giovanni, Davide e Marco, rimangono vicino a me ed a Giorgio, si chiacchiera e si guardano i giochi di Oliver e Zeuss che esprimono felicità e gioia di vivere in ogni momento, vanno molto d’accordo quei due diavoli. La mattinata si fa sempre più azzurra e noi saliamo allegri. Vediamo i nostri compagni lontani già sull’ampia sella e ci affettiamo.

Lunga salita ripida che la neve rende più interessante. Faccio le mie tracce personali e Giovanni è contento di me, faticoso ma troppo bello per non cimentarmi e fare tracce comincia a piacermi sempre di più, sto aspettando il momento di poterlo fare con neve e più difficile.

I ragazzi mi dicono che è una salita per “farsi la gamba”, quale chiedo io, solita battuta che sminuisce la fatica che, per un allenamento pare veramente troppa, certo è che tutte le scuse sono buone per giustificare l’assoluta voglia di monti e di vette che ci macina dentro e non ci da pace. 

Vediamo gli altri in attesa appollaiati su di un piccolo pianoro fatto a gradoni che pare un palco affacciato sulle montagne e terminiamo la lunga salita su per quel ripido canale da cui si possono vedere tutti i muri che delimitano il sentiero normale di salita costruiti durante la guerra.

 Ovviamente salendo non ci lasciamo mancare la bellezza delle roccette che si trovano. Ogni masso ed ogni placca sono fonte di arrampicate d’allenamento, Davide, Giovanni e Marco non perdono occasione ed io li seguo testardamente, sarebbe sciocco non provarsi a scalarle e ripetere movimenti che fatti in palestra non dicono nulla ma in ambiente sono stupendi. Certo roccette corte, pochi metri, ma difficili, tanto lisce da farmi paura, ostico riuscire a prendere dimestichezza con pareti lisce e con minuscoli gumi come appigli. C’era tempo, quindi, mille tentativi finchè anch’io arrivo in cima, sono più dura della roccia.

Subisco un piccolo incidente di percorso, sguardi preoccupati ma è una sciocchezza che medico con manciate di neve ed è solo motivo di piccole coccole da parte dei miei compagni di percorso.

Fa caldo, molto, siamo tutti in maglietta e, se non fosse per la neve, che ora è veramente abbondante, parrebbe una giornata d’estate. Sul pianoro attendiamo Giorgio ridendo e scherzando, alcuni partono ansiosi della vetta, altri si fermano prendendo il sole e mangiando qualche cosa riposandosi. Il sole è violento, io spalmo le facce di tutti quelli che ho a tiro di crema solare, e loro si lasciano tiranneggiare ridendo.

Non c’è fretta, la montagna ha il potere di darti anche ciò che in pochi altri posti al mondo ti puoi riprendere, il tuo tempo, la possibilità di scegliere se andare veloce, lento o fermarti, il tempo è tuo, esclusivamente, ci si pensa durante tutta la convulsa settimana lavorativa e poi arriva il momento in cui nulla ti può forzare e le ore sono scandite solamente dai ritmi della natura, giorno e notte, ed in quelle ore niente ti fa paura e ti opprime, si ritrova la libertà e la felicità.

Si riparte, salendo ci si incontra con Sauro e Roberto che sono già di ritorno, belle gambe “macina montagne” quei due ragazzi! Altre foto ricordo e risate sotto un sole aggressivo ed un cielo pervinca. I monti imbiancati dalla neve sono bellissimi, si intravedono le rocce e gli onnipresenti residui bellici non completamente sommersi. Ora non ci resta altro che un pezzo di sentiero normale, l’unico veramente percorso perché, non abbiamo mai seguito il sentiero tracciato, troppo facile e scontato, la bellezza della montagna per noi consiste anche nello scoprire, trovare varianti e nuovi modi raggiungere la cima.

Siamo quasi arrivati, le creste attorno sono stupende, prendo la digitale per immortalare Davide e Giovanni, grandi amici e grandi accomunatori di esperienze, sorridono felici.

Si arriva all’anticima, un contingente dei nostri è li ad attenderci. Passiamo oltre ed arriviamo alla cima, una piccola Madonna bianca ed incrostata di ghiaccio è a guardia della vetta attorniata di rocce basse e ricoperte di neve.

Mille risate e fotografie poi si ritorna in basso a mangiare qualcosa. Il resto del gruppo riparte precedendoci di un poco, poi anche noi ci avviamo con Oliver che, giocoso, corre divertendosi sulla neve.

La via normale è facile anche se un poco più lunga. Scendendo mi cimento nuovamente nel gioco delle tracce, la stanchezza non è ancora grande e mi diverto molto a segnare percorsi su bianchi tappeti di neve immacolata sotto gli occhi di Davide e Giovanni. 

Si scende e la neve dirada, si torna ai boschi quasi spogli di foglie ma comunque bellissimi. Ora le montagne sono lontane ma vicine nei nostri occhi e nel nostro cuore.

Improvvisamente una cascata, è la famosa “Regina del Lago” mito incontrastato degli amanti dell’ arrampicata sulle cascate di ghiaccio, stupenda anche così ribollente d’acqua e di vita.

Quando, dopo averla percorsa completamente, dall’alto al basso, arriviamo al piccolo laghetto finale c’è chi festeggia veramente. Oliver si tuffa nell’acqua chiara e ghiacciata per ripescare un bastone e ci lascia lì, invidiosi, a pensare alla bellezza di poter provare pure noi la stessa esperienza. Peccato non essere un cane, non è vero?

Ci riuniamo, l’ennesima vetta è raggiunta, siamo felici e stanchi. Si riparte, fermata d’obbligo a salutare il Placido, grande ed insostituibile vero padre della Val Daone che ci somministra ottimi panini e tranquille chiacchiere che smorzano un poco la stanchezza.

“Ci si rivede quando il ghiaccio avrà fermato il fragore delle cascate nella valle”, afferma sicuro e sorridente.

Lasciamo la valle con, impressa nella memoria, la trionfante e maestosa “Regina del Lago” che incute un grande timore da “sciolta”, ma ghiacciata sarà sicuramente impressionante!

Sauro, Davide e Carlo stanno ad aspettare, forse anche io, chissà!

                                                              Marina Livella