IL CASTELLO DELLE STREGHE

Cima Sella              19 novembre 2006

Sono davanti ad una pagina bianca e, per la prima volta mi mancano per davvero le parole. E’ che descrivere quello che è significata Cima Sella per me è molto difficile.

            Trovo sciocco ed inutile parlare di percorsi e tempi, cercherò semplicemente di sforzarmi ed essere comprensibile; riunire, semplificare e catalogare il guazzabuglio di immagini ed emozioni,

tutti i flash le improvvise istantanee che il mio cervello ha accumulato e che i miei occhi materializzano ad ogni battere di ciglia.

Prima istantanea, un Giovanni demoralizzato dalla mancanza dell’amico Davide ha inaspettatamente intravisto un paio di baffi sul mio labbro superiore e per un attimo mi ha scambiato per il suo grande amico, quindi una proposta, Val Vestino all’osservatorio sabato e Cima Sella domenica. Ho accettato con entusiasmo, tanto più che desideravo vedere il luogo in cui Giovanni periodicamente si rintana lontano dalle amate vette. Risate e ……

Seconda istantanea, l’ambiente idilliaco della Val Vestino con le case dai tetti di paglia, la gente schiva ed i faggeti quasi spogli i cui alberi enormi e contorti di legno chiaro incutono una sorta di timore. Poi salita d’allenamento al monte Tombea con una nebbia fitta ed una pioggia battente. Alla sera sono di corveè in cucina (travestita da cuoca) con nuovi amici, piacevoli come tutto il resto. Profumo di legna bruciata e……..

Terza istantanea, fine serata entusiasmante catapultata in orbita ad osservare corpi celesti che nemmeno immaginavo esistessero in una notte nera come la pece ma illuminata a giorno da milioni di stelle. Troppo poco tempo per capire una scienza così vasta ma ci sarà tempo per imparare, ed intanto resto incantata dai macchinari da fantascienza che mi vengono mostrati. Poi a dormire presto che la notte è chiara e si preannuncia una giornata di bel tempo per la nuova avventura. Sbadigli e………..

Quarta istantanea, sveglia alle 5 e 30, tè, marmellata e sorrisi. Ci si prepara svelti e si parte che arrivare a Campiglio la strada e lunga. La mia testa ciondola, mi pare di essere anestetizzata e dormo continuamente fino al parcheggio di Vallesinella, certo, non sono di grande compagnia. Respiro leggero e ……………….

Quinta istantanea, cammino svelta, forse troppo, non riesco a risparmiare le forze, mi sento bruciare dall’ansia e vado su come un mulo cocciuto. Rifugio Casinei, ancora su, vedo la nostra meta ed ho, come sempre paura di non farcela, sono monotona, si prosegue. Il cielo è bianco e blu, giornata  stupenda. Respiro grosso e ………..

Sesta istantanea, spianata incredibile di rocce corrose e torturate da crepacci come non avevo mai visto, paesaggio lunare che ci accompagna fino al rifugio Tuchet, monumento all’estate ed ora oggetto inutile e stonato. La meta, enorme ed orgoglioso becco di roccia è lassù e pare si allontani ad ogni nostro passo. Neve, insperato regalo, ora l’avventura è veramente molto più di ciò che speravamo. I ghiaioni franosi sono ricoperti dalla neve e quindi più agevoli, è ora di ramponi e la mia felicità aumenta in maniera esponenziale. Stridii metallici e …………

            Settima istantanea, si prende per la Bocca di Tukett passando sotto la parete del Castelletto inferiore, prime roccette, facili, penso “tutto qui?”, mi sto sbagliando, interminabile salita, fatica e fiato corto, sto bene, ce la posso fare, il cielo blu ci accompagna tempestosamente solcato da fiamme candide. Si segue la via normale che con quei 20 centimetri di neve, “normale” non lo è certamente. Finalmente rocce vere, si taglia la via andando dritti, difficile, sono spinta ad osare ed ci sto. Sorrisi felici e ……………..

            Ottava istantanea, si punta il vallone che sale verso sinistra. Si smorza la fatica ma aumenta l’impegno e la concentrazione, si passano un paio di spianate candide di neve che brillano come la caverna di Alì Babà. Nel cielo monoliti di roccia spuntano improvvisamente dalla nebbia illuminati dal sole senza soluzione di continuità, senza inizio né fine, fantasmi. Si segue un pezzo di ferrata, troppo pericoloso non farlo. Acciaio freddo e ………………

            Nona istantanea, caldo molto e freddo anche, i muraglioni di roccia attorno ci osservano da vicino incuriositi e si domandano dove vogliano andare parare i microbi che si stanno affannando su per quella via improbabile, sicuramente ridono dentro di se. Attorno lo spettacolo di cime a cui non ci si abitua mai e pare cambi e si dilati e ad ogni sguardo le vette diventino sempre più impressionanti e poi nuvole bianche ed accecanti che nascondono e mostrano solo ciò che desiderano. Sudore lungo la schiena e ……………..

            Decima istantanea, siamo alla base della scalinata di roccia che porta alla vetta, non ci credo ancora adesso, ma quando ci siamo trovati lì ho avuto la certezza che avrei visto anche quella cima, ad ogni costo. E poi solo ora capisco da dove veniva la spinta ad andare su per prima. Scarsi suggerimenti,  ancor meno aiuti, solo formali e leggermente distanti, l’angelo/diavolo tentatore Giovanni vicino e molto più teso ed attento del solito ma determinato a continuare il gioco che probabilmente aveva già in testa da tempo. Non mi tiro indietro. Grida di rabbia e ……………….

            Undicesima istantanea, poche parole ora, sorrisi sempre ma impegno al massimo livello, non devo sbagliare, mai, nulla, ora il gioco è un poco nelle mie mani. Si attaccano due canalini, uno di seguito all’altro ed è sudore e sangue ma non mollo, sono miei, corti, facili fin che si vuole ma miei. Ci scherzo, talvolta a dei passaggi rinuncio, anche per volere di Giovanni che pare sempre più preoccupato, strana via normale questa, passaggi che la neve rende difficili, alti gradoni, traversi insidiosi, pare un sogno. Attorno enormi muri di roccia come soldati allineati attenti ed immobili. Sudore freddo e …………… 

            Dodicesima istantanea, si cambia percorso, la vetta è vicina, si tenta un’altra via, giusta finalmente e non pericolosa, cima Brenta ci osserva con il suo vecchio ghiaccio verde che io desidero forse inutilmente, chissà, voglio troppo, forse tutto. Inaspettatamente la cima, minuscolo terrazzino sugli strapiombi, spoglia, difficile come tutto il resto. Il cuore, troppo gonfio di emozioni, mi fa un brutto scherzo ed è necessario sgravarlo da quell’immenso peso. La targa del Sella, abbracci e complimenti che non so se merito veramente ma sono felice. Sole battente, guance umide di lacrime e ………….

            Tredicesima istantanea, bisogna tornare! No urlo dentro di me, per favore, è solo l’una, voglio restare qui a guardare il sole per vederlo tramontare e poi risorgere. Lasciatemi qui per sempre, per favore…... Ma….. semplicemente sorrido e mi preparo. Si ripercorre la via della salita, ancora difficoltà, per ben due volte si utilizza della corda e ci si assicura, prudenza, canalini all’indietro, svelta che il sole tramonta presto. Follia latente e ………………

            Quattordicesima istantanea, dalla base dei gradoni si guarda su, è proprio vero, eravamo là, Giovanni sorride, ora rilassato, è stata una grande prova anche per lui, entrambi naufraghi a tremila metri di quota, pare impossibile. Alla spianata grande ci si ferma, mangiamo, lo stomaco è chiuso dall’adrenalina. Zitta, ascolta il frastuono del silenzio, ascolta. Brividi di freddo e ……….

            Quindicesima istantanea, il cielo ora è coperto, piccoli sprazzi di sole ci prendono in giro e ci spingono via, ora ne hanno veramente abbastanza di quei due estranei unici disturbatori della solitudine di quelle vette. Nebbia, tanta, si scende velocemente. La Madonnina è ancora lì, ci si ferma, grazie, forse questa volta è stata lei a tenerci saldi i ramponi. Nuovamente la ferrata, ed il ghiaione coperto dalla neve. Giù nebbia fitta e su sommità di picchi che brillano al sole come diamanti. Stanchezza infinita e …………..

            Sedicesima istantanea, il rifugio e poi i primi abeti, la nebbia ci circonda inclemente, le cime sono scomparse, non fa nulla, le ricordiamo bene. I primi attimi di tramonto ci sono addosso, si cammina ora un poco silenziosi, umidità nelle ossa, l’acqua del fiume mormora rilassata, il ponte di legno. Siamo arrivati. Finito…………..

Diciassettesima istantanea, grazie, mancano le parole.

                                Marina Livella