Punta Almana 26 aprile 2006 E’ certamente facile raccontare di scalate con vette da 4000 metri, rocce a picco e ghiacciai perenni, ma delle nostre piccole cime pare di non avere mai nulla da dire, anche se a volte meriterebbero lo sforzo, quindi vado a raccontare di una piccola avventura notturna. L’unico guaio è che questa minuscola relazione tecnico-sentimentale non sarà accompagnata da immagini di nessun genere se non da quelle che riuscirò ad evocare con le mie parole, molto difficile. Io avevo già percorso, per allenamento, i sentieri che portano a Punta Almana, monte che vedo da quando sono nata tutte le volte che mi affaccio da casa, curiosa la cresta rocciosa ed il panorama è veramente particolare, e quando mi è stata proposta questa gita notturna ho accettato con entusiasmo. Partenza trafelata alle 19,40, in ritardo per via del traffico esageratamente caotico del pomeriggio di mezza settimana, eravamo quindi nello stato d’animo di coloro i quali non vogliono altro che silenzio e solitudine. Dalla valle di Gardone, su per i ripidi sentieri che portano al bivio di Croce di Pozzolo, con un bizzarro “capo gita”, Oliver, ottimo cane da alpinismo la cui pelliccia bianca e nera cominciava già a confondersi con l’avanzare delle ombre della sera. Con la progressione della salita, abbandonavamo la confusione ed il giorno per acquistare pace e penombra e parevamo scappare dal mondo tanto il nostro passo era svelto. Alla Croce proseguimmo su a destra chiacchierando e ridendo tranquilli.Attaccammo la cresta che il buio aveva già evidenziato una luna piena da poco nata nel tramonto rosato ed afoso. Bella cresta, facile certo ma affilata e rocciosa al punto giusto, con una bella progressione di salita e soprattutto solitaria. Il buio ci spinse ad inforcare le pile frontali che talvolta spegnevamo per assaporare gli scuri panorami che i due lati dalla cresta offrivano o per ammirare il cielo, perenne fonte di curiosità e fascino. Non c’è, nei dintorni della nostra valle, cresta che offra una vista migliore. Ad est, infatti appare la visione di tutta la nostra Valle Trompia, lungo serpente dall’attività frenetica che con la notte si riempie di luci sfavillanti, ed a ovest il lago d’Iseo che si offre agli occhi con il punto forse migliore, Montisola, le due coste e l’acqua che al crepuscolo diventa metallo liquido e, col tramonto, si spegne conservando solamente rade e pallide luci, quasi a voler rispettare la riservatezza di quelle zone. Due lati completamente diversi e due aspetti altrettanto affascinanti e opposti che ti sembrano messi in vetrina proprio per farti meditare sulle vanità del nostro mondo. Ma se di vanità si deve parlare la più sfacciata è quella di una luna piena. Quella che è sorta la notte scorsa era leggermente mancante su un lato, frutto forse di una eclissi passeggera, luminosa e circondata da un alone molto ampio. La sua presenza incentivò discorsi esoterici, orridi racconti su lupi mannari e romantiche immagini poetiche e sentimentali; è certo che anche gli esseri umani del 2000 sono affascinati dal nostro satellite quanto i primi abitanti della terra. Arrivati in vetta, da poco passate le nove, abbiamo sbocconcellato qualcosa parlando di stelle ed eclissi, il vento era forte e la temperatura si era veramente abbassata e dopo aver coccolato un poco Oliver riprendemmo il sentiero per il ritorno. Come sempre il rientro non è simpatico, che sia corto o lunghissimo, ha sempre quel sapore amarognolo del “ciao alla prossima” che non amo, e che ho scoperto, anche i miei compagni di avventure non gradiscono. Un rientro comunque simpatico su cui mettere attenzione per via del sentiero scosceso con rocce frammezzate da sassi scivolosi e dal buio rischiarato solamente dalla luce pallida delle frontali ed indicato dall’amico Giovanni che sa sempre ed ovunque quale strada scegliere, magico. Piccola sosta alla solita Croce di Pozzolo ed immersi in un concerto di cicale e nel caldo umido che avevamo abbandonato salendo, siamo tornati all’auto accolti dal rumoreggiare discreto del torrente che scende dalle montagne circostanti. Piccola avventura, ripeto, ma sempre grande la montagna in tutti i suoi aspetti e soprattutto grande l’amicizia. Ciao Oliver! Marina Livella
|