E’ il ponte del due giugno, Marina mi chiama dicendomi che sta tornando dalla Nord-ovest del Pasquale appena salita con Giovanni, giornata stupenda e neve ottima. 
Sento Davide, con cui ero già d’accordo di fare una salita in quella zona ed il pomeriggio del giorno dopo siamo in partenza per Santa Caterina. Il Rifugio Pizzini è chiuso, quindi dovremo appoggiarci all’invernale, breve sosta per una pizza e poi su fino al parcheggio dei Forni a 2170 m.
Visto che il parcheggio è completamente vuoto decidiamo di lasciare i sacchi a pelo in auto per salire più leggeri, ma a metà strada veniamo superati da una jeep piena di alpinisti che però, per nostra fortuna, non può proseguire molto oltre. Il pensiero di una notte passata dormendo per terra e se fortunati con una coperta ci fa accelerare il passo fino a raggiungere e superare il gruppo. Stravolti ma soddisfatti possiamo prendere i nostri meritati posti nel bivacco, organizzandoci poi con gli altri ospiti per far stare abbastanza comodi anche chi non ha la branda.
Sveglia alle quattro, fuori si sente soffiare forte il vento, prendiamo le nostre cose ed usciamo per prepararci senza disturbare gli altri ospiti che ancora dormono, fa veramente freddo.
Ci copriamo con tutto quello che abbiamo e partiamo veloci verso la parete Nord-ovest alla luce delle frontali.
Salita già fatta da Davide e zona ben conosciuta da me, anche con poca luce non abbiamo problemi per l’avvicinamento e la salita della morena.
Arrivati sulla neve ghiacciata ci fermiamo per mettere imbrago, ramponi e, visto che il vento ed il freddo sono calati d’intensità, togliamo qualche indumento. La neve è veramente dura, le punte dei ramponi entrano poco ma tengono molto bene così come le picche e riusciamo a progredire velocemente.
Ogni tanto devo scavare con la piccozza delle tacche dove mettere i piedi per fare riposare i polpacci mentre Davide si diletta a fare fotografie approfittando di una luce che rende più vivi i colori e di un cielo azzurro intenso. In alto, nella parte più ripida (circa 55°), troviamo un tratto di ghiaccio vivo che riusciamo ad evitare passando a sinistra. Arrivati alla spalla che porta alla vetta ritroviamo il vento forte e freddo come alla partenza, che ci sferza con polvere di neve ghiacciata, con un ultimo sforzo terminiamo i 600 metri di parete.
Siamo sulla vetta del Pasquale a 3553 metri, una veloce stretta di mano e scendiamo sull’altro versante dirigendoci verso dei ruderi che dovrebbero offrirci un po’ di riparo. Niente da fare, il vento sembra soffi da ogni lato spruzzandoci continuamente di neve, mangiamo comunque qualche cosa e, dopo un breve consulto, viste le condizioni, non ci sembra il caso di continuare salendo la cresta che porta al Cevedale.
Scendiamo verso il Passo del Pasquale, raggiunto il quale posso finalmente togliere la corda dallo zaino per legarci in cordata; non dovrebbero esserci crepacci ma la prudenza non è mai troppa. 
Poco sotto, il vento come d’incanto svanisce rendendo più godibile la discesa verso il rifugio, osserviamo il ghiacciaio che non presenta nessun segno di crepacci permettendoci così di tenere una linea il più diretta possibile verso la nostra meta. Alle otto e mezza siamo al rifugio, riordiniamo gli zaini, facciamo un altro spuntino ammirando ancora una volta le vette che ci circondano ringraziando ora il vento per la nitidezza dei colori.
E’ presto e ci sembra un peccato tornare subito ma poi pensiamo al rientro ed al traffico che sicuramente potremmo evitare partendo subito. Indugiamo ancora un poco godendo della tranquillità di quei luoghi e poi ci avviamo verso il parcheggio fermandoci ad osservare le numerose marmotte che al nostro passaggio corrono a distanza di sicurezza.
                                Carlo F.
E’ il ponte del due giugno, Marina mi chiama dicendomi che sta tornando dalla Nord-ovest del Pasquale appena salita con Giovanni, giornata stupenda e neve ottima. 
Sento Davide, con cui ero già d’accordo di fare una salita in quella zona ed il pomeriggio del giorno dopo siamo in partenza per Santa Caterina. Il Rifugio Pizzini è chiuso, quindi dovremo appoggiarci all’invernale, breve sosta per una pizza e poi su fino al parcheggio dei Forni a 2170 m.
Visto che il parcheggio è completamente vuoto decidiamo di lasciare i sacchi a pelo in auto per salire più leggeri, ma a metà strada veniamo superati da una jeep piena di alpinisti che però, per nostra fortuna, non può proseguire molto oltre. Il pensiero di una notte passata dormendo per terra e se fortunati con una coperta ci fa accelerare il passo fino a raggiungere e superare il gruppo. Stravolti ma soddisfatti possiamo prendere i nostri meritati posti nel bivacco, organizzandoci poi con gli altri ospiti per far stare abbastanza comodi anche chi non ha la branda.
Sveglia alle quattro, fuori si sente soffiare forte il vento, prendiamo le nostre cose ed usciamo per prepararci senza disturbare gli altri ospiti che ancora dormono, fa veramente freddo.
Ci copriamo con tutto quello che abbiamo e partiamo veloci verso la parete Nord-ovest alla luce delle frontali.
Salita già fatta da Davide e zona ben conosciuta da me, anche con poca luce non abbiamo problemi per l’avvicinamento e la salita della morena.
Arrivati sulla neve ghiacciata ci fermiamo per mettere imbrago, ramponi e, visto che il vento ed il freddo sono calati d’intensità, togliamo qualche indumento. La neve è veramente dura, le punte dei ramponi entrano poco ma tengono molto bene così come le picche e riusciamo a progredire velocemente.
Ogni tanto devo scavare con la piccozza delle tacche dove mettere i piedi per fare riposare i polpacci mentre Davide si diletta a fare fotografie approfittando di una luce che rende più vivi i colori e di un cielo azzurro intenso. In alto, nella parte più ripida (circa 55°), troviamo un tratto di ghiaccio vivo che riusciamo ad evitare passando a sinistra. Arrivati alla spalla che porta alla vetta ritroviamo il vento forte e freddo come alla partenza, che ci sferza con polvere di neve ghiacciata, con un ultimo sforzo terminiamo i 600 metri di parete.
Siamo sulla vetta del Pasquale a 3553 metri, una veloce stretta di mano e scendiamo sull’altro versante dirigendoci verso dei ruderi che dovrebbero offrirci un po’ di riparo. Niente da fare, il vento sembra soffi da ogni lato spruzzandoci continuamente di neve, mangiamo comunque qualche cosa e, dopo un breve consulto, viste le condizioni, non ci sembra il caso di continuare salendo la cresta che porta al Cevedale.
Scendiamo verso il Passo del Pasquale, raggiunto il quale posso finalmente togliere la corda dallo zaino per legarci in cordata; non dovrebbero esserci crepacci ma la prudenza non è mai troppa. 
Poco sotto, il vento come d’incanto svanisce rendendo più godibile la discesa verso il rifugio, osserviamo il ghiacciaio che non presenta nessun segno di crepacci permettendoci così di tenere una linea il più diretta possibile verso la nostra meta. Alle otto e mezza siamo al rifugio, riordiniamo gli zaini, facciamo un altro spuntino ammirando ancora una volta le vette che ci circondano ringraziando ora il vento per la nitidezza dei colori.
E’ presto e ci sembra un peccato tornare subito ma poi pensiamo al rientro ed al traffico che sicuramente potremmo evitare partendo subito. Indugiamo ancora un poco godendo della tranquillità di quei luoghi e poi ci avviamo verso il parcheggio fermandoci ad osservare le numerose marmotte che al nostro passaggio corrono a distanza di sicurezza.
                                Carlo F.
E’ il ponte del due giugno, Marina mi chiama dicendomi che sta tornando dalla Nord-ovest del Pasquale appena salita con Giovanni, giornata stupenda e neve ottima. 
Sento Davide, con cui ero già d’accordo di fare una salita in quella zona ed il pomeriggio del giorno dopo siamo in partenza per Santa Caterina. Il Rifugio Pizzini è chiuso, quindi dovremo appoggiarci all’invernale, breve sosta per una pizza e poi su fino al parcheggio dei Forni a 2170 m.
Visto che il parcheggio è completamente vuoto decidiamo di lasciare i sacchi a pelo in auto per salire più leggeri, ma a metà strada veniamo superati da una jeep piena di alpinisti che però, per nostra fortuna, non può proseguire molto oltre. Il pensiero di una notte passata dormendo per terra e se fortunati con una coperta ci fa accelerare il passo fino a raggiungere e superare il gruppo. Stravolti ma soddisfatti possiamo prendere i nostri meritati posti nel bivacco, organizzandoci poi con gli altri ospiti per far stare abbastanza comodi anche chi non ha la branda.
Sveglia alle quattro, fuori si sente soffiare forte il vento, prendiamo le nostre cose ed usciamo per prepararci senza disturbare gli altri ospiti che ancora dormono, fa veramente freddo.
Ci copriamo con tutto quello che abbiamo e partiamo veloci verso la parete Nord-ovest alla luce delle frontali.
Salita già fatta da Davide e zona ben conosciuta da me, anche con poca luce non abbiamo problemi per l’avvicinamento e la salita della morena.
Arrivati sulla neve ghiacciata ci fermiamo per mettere imbrago, ramponi e, visto che il vento ed il freddo sono calati d’intensità, togliamo qualche indumento. La neve è veramente dura, le punte dei ramponi entrano poco ma tengono molto bene così come le picche e riusciamo a progredire velocemente.
Ogni tanto devo scavare con la piccozza delle tacche dove mettere i piedi per fare riposare i polpacci mentre Davide si diletta a fare fotografie approfittando di una luce che rende più vivi i colori e di un cielo azzurro intenso. In alto, nella parte più ripida (circa 55°), troviamo un tratto di ghiaccio vivo che riusciamo ad evitare passando a sinistra. Arrivati alla spalla che porta alla vetta ritroviamo il vento forte e freddo come alla partenza, che ci sferza con polvere di neve ghiacciata, con un ultimo sforzo terminiamo i 600 metri di parete.
Siamo sulla vetta del Pasquale a 3553 metri, una veloce stretta di mano e scendiamo sull’altro versante dirigendoci verso dei ruderi che dovrebbero offrirci un po’ di riparo. Niente da fare, il vento sembra soffi da ogni lato spruzzandoci continuamente di neve, mangiamo comunque qualche cosa e, dopo un breve consulto, viste le condizioni, non ci sembra il caso di continuare salendo la cresta che porta al Cevedale.
Scendiamo verso il Passo del Pasquale, raggiunto il quale posso finalmente togliere la corda dallo zaino per legarci in cordata; non dovrebbero esserci crepacci ma la prudenza non è mai troppa. 
Poco sotto, il vento come d’incanto svanisce rendendo più godibile la discesa verso il rifugio, osserviamo il ghiacciaio che non presenta nessun segno di crepacci permettendoci così di tenere una linea il più diretta possibile verso la nostra meta. Alle otto e mezza siamo al rifugio, riordiniamo gli zaini, facciamo un altro spuntino ammirando ancora una volta le vette che ci circondano ringraziando ora il vento per la nitidezza dei colori.
E’ presto e ci sembra un peccato tornare subito ma poi pensiamo al rientro ed al traffico che sicuramente potremmo evitare partendo subito. Indugiamo ancora un poco godendo della tranquillità di quei luoghi e poi ci avviamo verso il parcheggio fermandoci ad osservare le numerose marmotte che al nostro passaggio corrono a distanza di sicurezza.
                                Carlo F.