Squilla la sveglia, sono le 3.15 ed immediatamente tutto mi torna in mente...

Sempre alla ricerca di mete nuove Davide mi chiese “Cosa facciamo fra due domeniche?”. A questa domanda risposi quasi senza pensarci: “E se facessimo lo spigolo nord del Pizzo Badile?”. 
Pizzo Badile, un nome che evoca imprese eroiche del passato, la montagna definita “la cattedrale del granito”. Una risposta detta quasi a caso, ma con Davide non si può scherzare,  e dopo un paio di giorni tutto era organizzato per la salita; cordate e meteo promettevano il massimo delle possibilità di riuscita. 
A questo punto non potevo più tirarmi indietro; ho cominciato a leggere e rileggere le relazioni inerenti la via ed ogni volta sentivo dei brividi salirmi su per la schiena. Le difficoltà della via non sono elevate, ma la lunghezza dell'itinerario (1000 metri di dislivello in arrampicata) non è da sottovalutare. La grande incognita resta il meteo, tentativi precedenti  di nostri compagni non sono andati a termine per le avverse condizioni meteorologiche.
Dal minuzioso studio delle previsioni la giornata di sabato risulta la migliore mentre la domenica  è incerta.
Partiamo per la val Bregaglia (Svizzera) ed alla sera di venerdì siamo al rifugio Sasc Fourà incantati dal meraviglioso spigolo nord che si vede nella possente interezza.
Quindi è la sveglia, poco dopo siamo in cammino e nel momento in cui compaiono le prime luci dell'alba siamo alla base dello spigolo, il cielo è quasi completamente sereno e l'entusiasmo è alle stelle. Dopo aver superato un primo gradone iniziamo ad arrampicare; i tiri di corda si susseguono, l'arrampicata risulta molto divertente, non c'è freddo, il sole ci accompagna già dai primi tiri e cominciamo a credere che riusciremo a raggiungere la vetta. Le ore si susseguono e perdiamo il senso del tempo che passa. Delle piccole piazzole con un contorno di sassi testimoniano bivacchi di fortuna dove alcuni alpinisti hanno passato la notte. Fortunatamente il tempo è sempre bello, sembra incredibile, lo spigolo nord è quasi completamente al sole, solo pochi tratti sono all'ombra, ed in quei momenti il gelo si fa sentire.
Il sole è alto, siamo ormai nel pomeriggio e la fine ancora non si vede. La roccia è sanissima ed il piacere della salita ci accompagna ormai da molte ore.   A un certo punto crediamo di essere al termine della via, ed abbandonando lo spigolo, iniziamo la traversata della parete. Tenendoci in contatto con le radio alla domanda “Siamo sulla via giusta? Ci sono chiodi?” le risposte si fanno incerte. Fortunatamente vedo un paio di chiodi che salgono verticalmente ed appare evidente che i miei compagni sono fuori via.
Ah che fortuna avere le radio, sarebbe davvero difficile riuscire a comunicare altrimenti. Dopo aver spiegato quanto avevo visto concordiamo di tornare sui nostri passi e riprendere ad arrampicare sullo spigolo. Siamo ancora bassi, infatti ci vorranno ancora due ore per raggiungere la vetta.
Negli ultimi 4-5 tiri la pendenza diminuisce ed i chiodi spariscono. Le difficoltà non sono elevate, ma l'esposizione è massima! Non mi era mai successo di arrampicare con tranquillità avendo una voragine di oltre  1000 metri sotto i piedi, sono talmente stanco che non riesco neppure a provare paura, o la determinazione è tale che ho un solo obbiettivo: raggiungere la vetta.
Sono le 16.45. FINALMENTE dopo oltre 10 ore di arrampicata siamo giunti in vetta a 3.305 m.
Siamo saliti lentamente ma non ci siamo mai fermati, questo è il motivo che ha permesso al mio fisico di resistere.
14