(Cronaca della salita al Piz Palu’ )

Ciao a tutti, voglio iniziare il racconto di questa impresa ringraziando i miei compagni di salita: Marina, Giovanni e Davide. Grazie a loro le tensioni, la paura e la fatica si sono trasformate in bellezza, quella bellezza che appaga e fortifica. Sono persone e poi sono alpinisti collaudati; è un piacere andar per  montagne con loro.  Partiamo  nel primo pomeriggio di sabato 2 agosto; il parcheggio nei pressi della stazione del trenino rosso del Bernina a Diavolezza è la nostra meta. Giunti a destinazione, ci prepariamo  e c’incamminiamo. Lo zaino è per tutti molto pesante perchè abbiamo deciso che bivaccheremo all’aperto. Quindi sacco a pelo e materassino si aggiungono alla normale dotazione alpinistica che ci consentirà di affrontare la parete nord del Piz Palù orientale! E’ la prima volta che dormo sotto le stelle a 3000 metri di quota, e pare che ne vedremo parecchie dato che le previsioni meteo danno cielo sereno. Bene! Un paio d’ore di cammino ci permettono di arrivare al nostro bivacco. Quattro alpinisti tedeschi hanno avuto la nostra stessa idea, ma lo spazio è sufficiente per tutti. Questo è un punto ottimale per la partenza di domani  mattina, dato che il primo tratto sarà un saliscendi poco dispendioso dal punto di vista energetico. Sfruttando l’ultima luce del giorno andiamo a studiare la linea di salita della via che ci attende. Le parole si sprecano… le emozioni no!! Davanti ai nostri occhi le tre cime dei Piz Palù, tutta la cresta che corre sino al Piz Zupò e poi più a destra la linea elegante, regale e sinuosa della Biancograd che porta ai 4049 metri del Bernina. Siamo molto distanti dalla parete, ma una linea di salita è stata individuata. Sono solo le 20.00 ma pensiamo già di ritirarci dentro il sacco a pelo. La sveglia è fissata per le 3.00, ma levataccia a parte abbiamo bisogno d’essere nel pieno delle forze.  Una breve colazione e prima delle 4.00 siamo in cammino. Giunti sul ghiacciaio calziamo i ramponi e formiamo le cordate. E’ ancora  piuttosto buio, ma si intuisce che il ghiacciaio nella sua parte terminale è tormentato da crepacci che via via si sale diventano sempre più larghi. A questo punto della stagione, da qualche anno a questa parte purtroppo è da considerarsi normale. La luce del giorno si fa strada e rende inutile l’utilizzo delle pile frontali. Abbiamo superato delle seraccate davvero imponenti ed ora ci troviamo nel punto in cui la salita per la via normale e la nostra via si dividono. In lontananza, alle nostre spalle vediamo molte cordate  in avvicinamento. Eccoci di fronte al grosso conoide di neve che si è formato con la caduta di slavine dalla parete. 5oo  metri di via con pendenze sino a 60 gradi sopra le nostre teste. Verifichiamo la nostra attrezzatura e sguainate le due piccozze  partiamo. Abbiamo deciso di non attaccare la via verticalmente, ma di spostarci più a destra. La seraccata sommitale  incombe  ed il sole sorgerà a breve. Nella parte finale dovremo comunque convergere  verso il centro. Avremmo dovuto anticipare la sveglia! Giovanni fa traccia, noi lo seguiamo. Sul conoide la neve è molto accidentata, ma non dura. Dopo i primi 100 metri la parete si impenna, lo strato di neve è molto sottile, sotto troviamo ghiaccio vivo. Le punte dei ramponi faticano a scalfire il ghiaccio e dobbiamo vibrare con forza le due piccozze. Solo grazie a loro possiamo progredire in sicurezza. Ci alterniamo alla conduzione della salita. Continuiamo a salire con una buona velocità che in questo genere di salite è una componente fondamentale. La speranza di incontrare neve più consistente non viene ripagata e dopo circa 400 metri di via, coi polpacci fumanti individuiamo un isola rocciosa…PAUSA. Veniamo raggiunti da un ragazzo che vedevamo salire con decisione; il tempo di scambiare qualche impressione e ci rimettiamo a salire. Arrampicare a queste quote  non mi viene naturale, lo sforzo viene amplificato, ma non siamo distanti dall’uscita sulla cresta e il morale si mantiene alto. Giunti ai 3882 metri della vetta non possiamo che complimentarci con noi stessi. Personalmente considero questa via come la più difficile che abbia mai affrontato, tanto che alla proposta della traversata delle 3 cime dei Piz Palù dico subito: uno oggi può bastare!!!! Ora mi voglio beare del blu intenso del cielo.        Ciao                                                            Stefano B.

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