e fitta da impedirci la vista della nostra meta Non ci fermiamo e su “comodo” sentiero coperto da un manto nevoso sempre crescente, giungiamo al Rifugio Laeng. Nella conca del rifugio la neve si è accumulata e volendo si può camminare sui tavoli, ma da educati alpinisti passiamo vicino e ci limitiamo a dare un’occhiata al locale invernale: dignitosa dimora per alpinisti affaticati. La nebbia continua a velare la montagna e tra uno spuntino e l’altro cerchiamo di capire come imboccare il canale giusto. Volendo essere sinceri un problema maggiore turba la truppa d’assalto: dov’è il Pizzo Camino? A destra, diritti o a sinistra? Aiutati dalla memoria di una mia salita estiva e dalle immagini del canale impresse nella mente di Davide decidiamo di salire e puntare verso sinistra: lì dovrebbe esserci il colatoio del canale che solca la parete Sud-Est. Ci lasciamo gli ultimi alberi alle spalle, sorpassiamo quota 2000 e un lungo immacolato pendio nevoso ci si para davanti agli occhi. La neve è alta, arriva sopra le ginocchia e si fa tanta fatica: bianco a destra, a sinistra, sopra e sotto, al centro quattro coraggiosi alpinisti alla ricerca del loro canale. Davide e Giovanni si alternano a fare traccia, a ruota Marina e un affaticato Davide Junior. L’intuizione è giusta. Arriviamo all’agognato colatoio e Marina si trasforma da inseguitrice a fuggiasca: è la nuova tracciatrice. Con i ramponi ai piedi sembra rinata e come sottolinea Giovanni “Oggi la Marina è in palla!!”. Breve pausa e via verso l’inizio di un’avventura che in realtà già ci aveva rapito da tempo. La pendenza del colatoio non è eccessiva e procediamo a zig zag verso l’attacco che raggiungiamo in breve. Ops, due canali con lo stesso colatoio: a sinistra un canale con tratti di misto decisamente impegnativi, a destra un canale “normale”. Mi agito e solo le parole di Giovanni riescono a tranquillizzarmi: “Andiamo a destra!”. La pendenza ci obbliga a salire frontali, la neve s’indurisce e dallo zaino estraiamo la preziosa picozza. I miei primi passi sono indecisi, Davide mi dà consigli su come progredire e da buon Davide Junior obbedisco e mi di |
verto. Prendo confidenza con il terreno per me nuovo e ne scopro la bellezza: rocce innevate a destra e a sinistra, in mezzo una lingua di neve e intorno l’ormai amica nebbia. Da vera amica m’impedisce di vedere il vuoto che lascio dietro di me e mi permette di concentrarmi sui movimenti e sulle sensazioni. Il canale è stretto e corre veloce verso la cima alternando ripide balze a tratti rilassanti. M’innamoro delle ripide balze. Quando il canale sembra occluso dalla roccia, insperati bivi si presentano davanti a noi: il canale continua e l’entusiasmo cresce, dai che arriviamo su, dai che sbuchiamo sulla cima, dai, dai!!! Venti metri sopra di noi c’è la fine del canale, poi è impossibile proseguire; fortunatamente non c’è una roccia a sbarrare la strada ma la discesa sul versante opposto. Davide è in forma smagliante e si esibisce in un’uscita con passaggio tecnico di misto: oggi lo stambecco dominante è lui!! Giovanni e Marina mi aspettano e io li raggiungo ansimante, con la tosse da alta quota, gli scarponi pieni di neve, i polpacci ormai esplosi e un gran sorriso sul viso: “Proprio un vero alpinista!” mi sussurra Giovanni ridacchiando. Ormai ho preso confidenza con la neve e Giovanni mi propone di fare traccia sulla nostra uscita; convinto e sicuro affronto l’ultimo tratto che risulta anche il più ripido dell’intera salita e sbuco sulla cresta dove l’amica nebbia mi avvolge nuovamente. Ci ritroviamo tutti e quattro in meno di un metro quadrato a festeggiare la salita, la vetta è da qualche parte intorno a noi, ma incredibilmente non c’interessa, siamo contenti così. E’ mezzogiorno, dal canale bisogna anche scendere e come gamberi ripercorriamo i nostri passi con la neve che turbina ovunque sollevata dal vento. Una copiosa nevicata ci accompagna verso il Lago di Lova e incornicia questa bella giornata d’esplorazione e avventura vissuta con i nuovi compagni del GAL.
Davide B. (Junior)
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