La mattina di Domenica 25 febbraio il freddo è intenso, ma l’animo è caldo. Il gruppo del GAL, oggi composto da Davide, Marina e Giovanni mi aspetta, al primo appuntamento non si arriva in ritardo; accendo il bolide e parto.                              E’ la mia prima invernale e soprattutto la mia prima con il GAL. Le nuvole oscurano il cielo, cosa faremo, andremo al Pizzo Camino come ideato dai miei compagni di viaggio? Dimenticavo: è anche il mio primo canale…”evitare i canali”… suonano nella mia mente le parole imparate al corso di sci alpinismo…e l’adrenalina sale sempre più.Partiamo, poco dopo siamo a Borno e iniziamo il cammino verso il Rifugio Laeng percorrendo una comoda mulattiera. Giovanni ha sempre la telecamera accesa ed è presto utilizzata; irriverenti al calendario rose di natale coprono a grandi macchie il sottobosco che si trasforma in un giardino d’alta quota, lo spettacolo è inaspettato e prontamente immortalato!! Di gran passo i tre si avviano al limitare del bosco e dietro un ragazzino che annaspa e si domanda come facciano quei “vecchietti” ad essere così spediti; si scoprirà che ogni fine settimana visitano le più belle e solitarie montagne delle Alpi e Prealpi. Gli alberi lasciano strada ai prati coperti dalle ultime nevicate: dietro di noi il Lago di Lova e davanti il bianco della neve e della nebbia così bassa

e fitta da impedirci la vista della nostra meta Non ci fermiamo e  su “comodo” sentiero coperto da un manto nevoso sempre crescente, giungiamo al Rifugio Laeng. Nella conca del rifugio la neve si è accumulata e vo­lendo si può camminare sui tavoli, ma da educati alpinisti passiamo vicino e ci limitiamo a dare un’occhiata al locale invernale: dignitosa dimora per alpinisti affaticati.

La nebbia continua a velare la montagna e tra uno spuntino e l’altro cerchiamo di capire come imboccare il canale giusto. Volendo essere sinceri un problema maggiore turba la truppa d’assalto: dov’è il Pizzo Camino? A destra, diritti o a sinistra? Aiutati dalla memoria di una mia salita estiva e dalle immagini del canale impresse nella mente di Davide decidiamo di salire e puntare verso sinistra: lì do­vrebbe esserci il colatoio del canale che solca la parete Sud-Est.

Ci lasciamo gli ultimi alberi alle spalle, sorpassiamo quota 2000 e un lungo immacolato pendio nevoso ci si para davanti agli occhi. La neve è alta, arriva sopra le ginocchia e si fa tanta fatica: bianco a destra, a sinistra, sopra e sotto, al centro quattro coraggiosi alpinisti alla ricerca del loro cana­le. Davide e Giovanni si alternano a fare traccia, a ruota Ma­rina e un affaticato Davide Junior. L’intuizione è giusta. Ar­riviamo all’agognato colatoio e Marina si trasforma da inse­guitrice a fuggiasca: è la nuova tracciatrice. Con i ramponi ai piedi sembra rinata e come sottolinea Giovanni “Oggi la Marina è in palla!!”.

Breve pausa e via verso l’inizio di un’avventura che in realtà già ci aveva rapito da tempo. La pendenza del cola­toio non è eccessiva e procediamo a zig zag verso l’attacco che raggiungiamo in breve. Ops, due canali con lo stesso colatoio: a sinistra un canale con tratti di misto decisamente impegnativi, a destra un canale “normale”. Mi agito e solo le parole di Giovanni riescono a tranquillizzarmi: “Andiamo a destra!”.

La pendenza ci obbliga a salire frontali, la neve s’indurisce e dallo zaino estraiamo la preziosa picozza. I miei primi passi sono indecisi, Davide mi dà consigli su co­me progredire e da buon Davide Junior obbedisco e mi di­

verto. Prendo confidenza con il terreno per me nuovo e ne scopro la bellezza: rocce innevate a destra e a sinistra, in mezzo una lingua di neve e intorno l’ormai amica nebbia. Da vera amica m’impedisce di vedere il vuoto che lascio dietro di me e mi permette di concentrarmi sui movimenti e sulle sensazioni.

Il canale è stretto e corre veloce verso la cima alter­nando ripide balze a tratti rilassanti. M’innamoro delle ripi­de balze. Quando il canale sembra occluso dalla roccia, in­sperati bivi si presentano davanti a noi: il canale continua e l’entusiasmo cresce, dai che arriviamo su, dai che sbuchia­mo sulla cima, dai, dai!!! Venti metri sopra di noi c’è la fine del canale, poi è impossibile proseguire; fortunatamente non c’è una roccia a sbarrare la strada ma la discesa sul versante opposto. Davide è in forma smagliante e si esibisce in un’uscita con passaggio tecnico di misto: oggi lo stambecco dominante è lui!! Giovanni e Marina mi aspettano e io li raggiungo ansimante, con la tosse da alta quota, gli scarponi pieni di neve, i polpacci ormai esplosi e un gran sorriso sul viso: “Proprio un vero alpinista!” mi sussurra Giovanni ri­dacchiando.

Ormai ho preso confidenza con la neve e Giovanni mi propone di fare traccia sulla nostra uscita; convinto e si­curo affronto l’ultimo tratto che risulta anche il più ripido dell’intera salita e sbuco sulla cresta dove l’amica nebbia mi avvolge nuovamente.

Ci ritroviamo tutti e quattro in meno di un metro quadrato a festeggiare la salita, la vetta è da qualche parte intorno a noi, ma incredibilmente non c’interessa, siamo contenti così. E’ mezzogiorno, dal canale bisogna anche scendere e come gamberi ripercorriamo i nostri passi con la neve che turbina ovunque sollevata dal vento.

Una copiosa nevicata ci accompagna verso il Lago di Lova e incornicia questa bella giornata d’esplorazione e avventura vissuta con i nuovi compagni del GAL.

 

Davide B. (Junior)