Penso che la ragione che spinge la gente a viaggiare è il non sapere cosa li aspetterà.
Sta di fatto che parto da Lumezzane  con un gruppo di  6 uomini, per un trekking al campo base del CERRO TORRE  e FITZ ROY e di seguito alle TORRI del PAINE.
Ad aspettarci all’aeroporto troveremo la nostra guida Amador appartenente alla Escuela de Alta Montana del Perù, persona squisita e ammirevole per essere stata capace di trasmettere tranquillità, anche in alcune situazioni difficili che si erano venute a creare; insieme abbiamo passato momenti significativi.
Giunti a El Chalten troveremo i 3 portatori che dovevano  trasportare parte del nostro bagaglio; con loro ci fu qualche malinteso.
Per tutta la durata del nostro giro sullo Hielo mi sono trovata circondata da ben 10 uomini. Qualcuno potrebbe anche pensare: come può stare una donna così tanti giorni in mezzo a tanti uomini? E per di più  lontano da tutto e da tutti? Eppure per tutto il tempo non mi sono mai trovata a chiedermi questo, e neppure  mi sono trovata pentita dell’avventura che avevo intrapreso.
Ero anch’io una di loro con tutto il mio bagaglio di curiosità per il “nuovo” che andavo a scoprire, vivevo le stesse  ansie  per quel vento che la faceva da padrone in un ambiente definito il più selvaggio della terra; ero anch’io una di loro con il pensiero della famiglia lontana.
Le situazioni difficili che trovi in questi luoghi, specialmente le condizioni me-teorologiche, ti costringono a doverle affrontare senza avere il tempo di decidere se stare o rinunciare. Stravolti dalla tormenta sullo Hielo, dove non c’è riparo al di fuori della tua tenda, quando riesci a raggiungerla e se la trovi ancora integra, ti rendi conto attraverso questa fatica, che cresce in te una ricchezza umana interiore valorizzata dallo spirito di sopravvivenza.
In questi momenti capisci il valore delle persone che sono con te, senti di appartenere a loro, tieni salda quella corda che lega e unisce uno all’altro, unica cosa alla quale puoi aggrapparti: si diventa una cosa sola.
Bisogno degli altri, bisogno da dare agli altri, ne abbiamo tutti, anche se alcune volte è difficile rendersene conto ed ammetterlo, certe cose le diamo per scontate, ma non è così; uno dei principi per il quale nel gruppo c’è stata armonia è perchè tra di noi è prevalso l’altruismo, la disponibilità verso l’altro e il rispetto della persona. Se non ci fossero stati questi principi sarebbe stato difficile andare avanti.
Tante persone insieme ( solo i momenti in tenda e la doccia ci dividevano), ognuna con il proprio modo di porsi, ognuno con il proprio modo di pensare e ognuno con il proprio modo di fare.
L’attenzione verso l’altro, non con le parole ma con le azioni, ha rafforzato ancora di più la nostra stima, pronti anche a rinunciare a qualcosa  se ce ne fosse stato bisogno. 

Sono da poco rientrata da una spedizione sullo
 Hielo Patagonico

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Fin dall’inizio di questo progetto ho ritenuto che  dovevo cavarmela da sola: se devi montare la tenda lo fai con il tuo compagno di tenda; se è il tuo turno in cucina non puoi rinunciare, quando ti tocca ti tocca  (sempre che il cusinero ceda gli attrezzi); se devi attraversare un guado, zaino a spalle scarponi ai piedi e vedi di cavartela al meglio; se c’è una “tirolese” a cui ti devi aggrappare e lasciarti trasportare fai anche te come gli altri; se hai la fortuna di trovare la doccia calda in un campeggio, aspetti il tuo  turno  a meno che qualcuno, anche in questi luoghi, voglia fare il galante. 

Durante tutto il viaggio mi sono  rivestita solo per breve tempo della mansione di donna per cucire i pantaloni di Claudio, che aveva avuto un piccolo inconveniente e con il vento della Patagonia non era il caso che rimanesse con i pantaloni scuciti  (proprio la cerniera), ma poi ho ripreso il mio posto in mezzo a loro. 
Lo zaino capiente come quello degli uomini, con tutta l’attrezzatura tecnica per la salita alla Gorra Blanca  e forse con qualche indumento in più. Ai  campi, come d’accordo con i portatori, trovavamo le tende. Il sacco a pelo lo tenevo stretto e all’asciutto, vista la situazione poteva essere la mia salvezza per ripararmi dal freddo. 
Intraprendere questo viaggio ha  significato mettere alla prova la mia stabilità emotiva e la forza fisica: doversi scontrare con il vento dello Hielo che non smette mai di soffiare ha reso inquieto non solo il nostro animo, ma ha ostacolato duramente la nostra permanenza in questi posti.
Il tempo, che cambia molto rapidamente,  ti porta anche a stare in tenda per più giorni,  aspettando  che si metta al bello, e ti costringe a  modificare il  programma. 
Ma perchè scegliere tutto questo?
E’ difficile dare una risposta, ma  certamente è un’occasione speciale e particolare.
Le meraviglie di questi luoghi racchiudono qualcosa di magico che ci portiamo poi a casa rendendoci  diversa la quotidianità.   
Qui, senti di  voler vivere la vita in tutta la sua pienezza  e con tutte le sue meraviglie.
Ciò che ho apprezzato di più di questa esperienza è stato il condividere il viaggio con la stessa passione e determinazione dei componenti del gruppo. 
Colgo l’occasione per ringraziarli partendo da Beppe per la pazienza  che ha avuto per sopportarmi in tenda tutti quei giorni, un GRAZIE  di cuore ad Angelo,  anche per lui è stata una dura prova, in quanto al cusinero Pelo solo lui conosce il segreto della sua cucina (qualche volta poteva cambiare menù), a Enzo che ci ha immortalato per tutto il viaggio (ma ha dovuto ripiegarsi alla tormenta), a Claudio che quasi ci ha trovato gusto a scucirsi i pantaloni e infine a Tino che all’ora di cena compariva sempre.
Non può certo mancare Amador che ha saputo guidarci tutti quei giorni e che spero di rivedere presto.     

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